Emerge il profilo dei sette egiziani autori del macabro stupro di Catania: di chi si tratta? “Siamo scioccati, erano disciplinati”

Nella mattinata di lunedì 5 febbraio si è tenuta l’udienza di convalida dei fermi dei sette egiziani che risultano indagati per lo stupro ai danni di una ragazzina di appena 13 anni: chi sono gli aggressori? L’indagine per la violenza sessuale di gruppo aggravata, avvenuta nei giardini di Villa Bellini di Catania, precisamente nel bagno del luogo, prosegue con qualche rettifica. I minorenni sarebbero due e non tre, come chiarito all’inizio: uno di loro, il settimo ragazzo fermato, ha compiuto la maggiore età da poco tempo.

Sarà la Procuratrice per minori di Catania, Carla Santocono, a stralciare la posizione del neomaggiorenne prima di trasferire alla Procura distrettuale il fascicolo che lo riguarda. Questo vuol dire che, in mattinata, il gip Carlo Umberto Cannella ha valutato la posizione di cinque indagati e non di quattro, come appreso in precedenza. L’orrore avvenuto nella villa Comunale catanese ha scioccato l’Italia intera: una ragazzina di 13 anni era nei giardini a fare una passeggiata romantica con il fidanzato 17enne quando si è vista accerchiata dai giovani “mostri”, che l’hanno sottoposta ad una traumatica violenza sessuale di gruppo, costringendo il fidanzato 17enne ad assistere, impotente.

Chi sono i responsabili dell’orrore alla villa comunale di Catania?

Quello che si sa dei ragazzi è che hanno un’età compresa fra i 15 e i 19 anni, sono tutti egiziani e hanno raggiunto l’Italia a bordo di barconi. Non sono arrivati tutti insieme, ma tra il novembre del 2021 e il marzo dello scorso anno. Quando giunsero nel territorio italiano, tutti erano minorenni. Oggi cinque di loro sono maggiorenni: all’epoca dell’arrivo, furono disposti presso i centri per minori non accompagnati. I dipendenti delle strutture che hanno ospitato e accudito i ragazzi sono scioccati e provati, definiscono i sette come giovani “normali”, con “approccio relazionale sano, dolce”. Il Corriere della Sera ha definito i sette “bene inseriti nella comunità”: tra loro, due erano impegnati in lavori di edilizia, uno era tirocinante.

Tra loro, un 19enne ha collaborato con gli inquirenti, avendo buona destrezza con la lingua italiana dopo aver frequentato dei corsi nella struttura che lo ha accolto al suo arrivo. Definisce l’Italia come la “prima casa”, a breve avrebbe cominciato i laboratori formativi per il tirocinio, mancava solo il permesso di soggiorno alla pratica per finalizzare tutto. Il Tribunale di Catania, dal canto suo, aveva espresso parere favorevole. Angela Pennisi è l’avvocata del responsabile Area legale immigrazione della comunità e si è detta “sconvolta” per quanto appreso dai notiziari.

“Il ragazzo mantiene il legame con la sua famiglia di origine, ha partecipato alle attività della parrocchia e di animazione e ai laboratori di fotografia. È un giovane che ha mostrato sempre desiderio di impegnarsi, dando buoni riscontri. Lo definirei una persona dolce”.

Ha collaborato anche con un altro ragazzo, che “ora è sotto choc”, come rivelato dalla legale. “Solo ora ha compreso la gravità di quel gesto”. Tuttavia, entrambi avrebbero partecipato alla violenza di gruppo, compreso il 19enne che sta collaborando con i militari.

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