Chi è l’insegnante Salis di 39 anni, perché è legata in quel modo e cosa ha fatto? Il suo processo è cominciato, ma questa storia è già un caso politico

Il caso dell’insegnante di Monza di 39 anni che sorride in aula con le catene sta facendo clamore: chi è Ilaria Salis e perché è legata e trattata “come un animale?”. Sono le parole di suo padre: la donna si trova in carcere a Budapest e il suo è ormai un vero e proprio caso politico. Cominciato il processo nel quale deve rispondere all’accusa di aver partecipato all’aggressione di due neonazisti, è stato stabilito il prossimo appuntamento in aula: avverrà il prossimo 24 maggio. Ilaria è un’attivista e insegnante arrestata in Ungheria dopo la manifestazione “La Giornata dell’Onore” dell’11 febbraio 2023. Si tratta di un evento nazionale che ogni anno riunisce centinaia di neonazisti, i quali celebrano il battaglione del 1945.

La ricostruzione di quell’11 febbraio

Lei, tra gli altri, si è opposta alla manifestazione, in particolar modo aggredendo due manifestanti. Quel giorno erano stati fermati anche alcuni militanti antifascisti tedeschi. Ilaria partecipava ad una manifestazione che si opponeva a quella celebrata l’11 febbraio, una sorta di contro protesta. Oggi accusata di aggressioni ai danni degli estremistri destrosi, la donna rischia ben undici anni di carcere, come richiesto dalla Procura ungherese nell’atto di rinvio a giudizio risalente allo scorso novembre. Gli investigatori sostengono che in alcuni video si noterebbe l’evidente “ferocia” con la quale gli attivisti, a volto coperto, colpivano i due neonazisti muniti di manganelli.

Le vittime hanno riportato “ferite lievi”. Ilaria fu fermata mentre era in taxi con altri due attivisti di origini tedesche. L’insegnante rischia fino a 24 anni di carcere. Lei si è dichiarata non colpevole, intanto il caso è diventato di carattere politico, a maggior ragione dopo le denunce della famiglia in merito alle condizioni disumane in cui si trova detenuta. L’ingresso in aula è stato agghiacciante: Ilaria aveva manette ai polsi e ceppi di cuoio che avvolgevano i piedi, con tanto di lucchetti. La 39enne di origini lombarde teneva in mano una borsa scura, come si evince dalle immagini.

La petizione, il dolore del padre di Ilaria Salis: “Trattata come un animale”

Nel momento degli scatti, è stata immortalata mentre sorrideva al pubblico presente, nel frattempo una donna della sicurezza la trascinava per una catena. Prima della richiesta della procura dello scorso autunno, alla Salis erano stati negati già i domiciliari dai giudici. “È una situazione incredibile e ingiusta”, ha detto lei, madre di una bambina che sente quasi ogni giorno. “Le comunicazioni che facciamo sono operative. È un momento in cui parliamo delle cose che servono per farla uscire”. Quello che l’Italia può fare per aiutarla è “firmare la petizione per la sua liberazione”. Le firme raccolte stanno raggiungendo quota 75mila al momento su change.org. Come si legge dal sito:

“Gli avvocati, i familiari, gli amici sono molto preoccupati in virtù delle notizie allarmanti che arrivano circa le condizioni di vita all’interno della struttura carceraria presso la quale Ilaria è detenuta. Notizie di violenze, di degrado, di prevaricazioni fisiche e psicologiche da parte degli agenti di polizia penitenziaria nei confronti delle detenute. Il fatto stesso che Ilaria Salis sia detenuta in condizioni estreme senza processo e senza che gli aggrediti abbiano sporto denuncia costituisce di per sé un elemento grave di preoccupazione sul corso del processo e sulla qualità dello Stato di diritto in Ungheria”.

Inoltre, Ilaria è detenuta “sotto stretta sorveglianza”, con “l’impedimento, per molto tempo, dei contatti con la famiglia e le autorità italiane”. Antonio Tajani ha incontrato il ministro degli Esteri omologo ungherese, al quale ha richiesto “un trattamento rispettoso delle regole e della dignità della persona, eventuali soluzioni alternative alla detenzione”. In ultimo, le parole del papà:

“È da 11 mesi che non stiamo scherzando ma stiamo dicendo i fatti – ha proseguito – Il punto è che sia i politici e il governo sia anche molti giornali fanno finta di non vedere e continuano a parlare del fatto se sia colpevole o no, lasciando in totale secondo piano il fatto che c’è una violazione vergognosa dei diritti civili”.

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