Beniamino Zuncheddu nella serata di ieri è stato assolto alla fine del processo di revisione, dopo aver passato ben 33 anni in carcere. Una pena scontata da innocente, per un triplice omicidio che non aveva commesso. Alla fine, Beniamino è riuscito a dimostrare la sua innocenza.

La ricostruzione dei fatti del 1991

Beniamino Zuncheddu è stato assolto 33 anni dopo essere stato condannato per la strage di Sinnai, avvenuta a Cagliari nel 1991. Il pastore sardo, all’epoca 27enne, fu accusato di aver ucciso Gesuino Fadda, Giuseppe Fadda e Ignazio Pusceddu, che avevano un ovile poco lontano dai terreni degli Zuncheddu. Ad accusare Beniamino, fu Luigi Penna, che riuscì a fuggire dall’attentato. Inizialmente Penna dichiarò di non aver visto l’assassino, tuttavia poco dopo, sotto pressioni del poliziotto Mario Uda, ritrattò e accusò l’uomo. Beniamino Zancheddu, dunque, in seguito a tali accuse fu arrestato e condannato all’ergastolo.

3 anni, fa, però, il legale del pastore Sardo chiese la riapertura del processo. Fondamentale, ancora una volta, è stato Luigi Penna, che all’udienza del 12 dicembre scorso ha dichiarato di essere stato influenzato da un poliziotto. “Lui mi ha mostrato la foto di Zuncheddu –riferendosi a Mario Uda-. L’agente di polizia che conduceva le indagini e prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati mi disse che il colpevole della strage era lui, mi mostrò la sua fotografia”.

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Le prime parole di Beniamino Zuncheddu dopo essere stato assolto

Ieri, infine, Beniamino Zuncheddu è stato dichiarato assolto per non aver commesso il fatto. Dopo 33 anni di ingiusta reclusione, dunque, il 59enne è tornato libero. In una conferenza successiva alla scarcerazione Zuncheddu ha dichiarato: “In carcere mi dicevano sempre se ti ravvedi ti diamo la libertà. Ma di cosa mi devo ravvedere se non ho fatto niente. Però non ho accettato? perché non ho fatto niente. Desideravo avere una famiglia, costruire qualcosa, essere un libero cittadino come tutti. Trent’anni fa ero giovane, oggi sono vecchio. Mi hanno rubato tutto. Adesso mi riposerò, almeno mentalmente. Quando ero in carcere la fede teneva alta la mia speranza. Essere libero è una cosa inspiegabile”.

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