Il messaggio vocale su WhatsApp alla sua amica: le ultime ore di Giulia Tramontano, le confessioni alla famiglia e la consapevolezza di chi fosse Alessandro, mentre lui l’avvelenava

Quell’audio alla sua amica poco prima di essere uccisa: Giulia Tramontano aveva spiegato chiaramente che Alessandro Impagnatello le avesse “rovinato la vita”. Lui l’ha uccisa con 37 coltellate, mentre nel tempo non aveva mai smesso di avvelenarla. Un macabro omicidio, chiaramente premeditato (come confermano i tanti elementi a favore dell’aggravante) del quale oggi si dice pentito, parole che alla sorella della vittima non sono bastate. Alessandro aveva un’altra donna e pensò di agire così per uscire dall’impasse della sua vita privata. Un omicidio premeditato, del quale, in qualche modo, credeva di poterne restare ai margini senza finire nei guai con la legge.

L’audio che la vittima inviò all’amica

Amava la 23enne italo-inglese con cui intratteneva una relazione parallela a quella “ufficiale” con la povera Giulia, che era solo un “intralcio” per lui. Prima di quel maledetto pomeriggio del 27 maggio scorso, la vittima aveva inviato un messaggio vocale ad un’amira: “Ora basta, voglio rifarmi una vita da sola col mio bambino”. Questo è l’audio finito tra gli elementi depositati dalla Procura di Milano nel processo a carico del killer, cominciato oggi giovedì 18 gennaio 2024. Alla stessa amica aveva detto: “Alessandro mi ha rovinato la vita”, come messo a verbale quando era stata ascoltata.

Negli atti del processo risulta depositato anche un filmato della festa “baby shower” per festeggiare la prossima nascita del piccolo Thiago, risalente allo scorso marzo. C’era anche il killer, che intanto da mesi procedeva con l’avvelenamento nei confronti dell’ex amata. La festa sarebbe stata “l’ennesima messinscena” di Impagnatiello. Il filmato fornisce elementi chiave, soprattutto quando si pone il focus sui dettagli come quello del tappeto, non presente quel pomeriggio del 27 maggio scorso. Il killer lo aveva tolto prima di compiere l’omicidio: altro indizio che alimenta l’aggravante della premeditazione.

L’avvelenamento procedeva e la giovane soffriva fisicamente, lo confidava alla mamma e alle amiche: “Sto male di stomaco da settimane”. Lui le somministrava topicida e ammoniaca nelle bevande che Giulia beveva. Infine, non per importanza, una telefonata intercettata dal fratello del killer mentre parlava con un amico del fatto che Impagnatiello avesse comunicato agli investigatori di non avere un box, dove però era nascosto il corpo della vittima. La giustificazione: “Pensavo mentisse perché là dentro aveva della droga”. La telefonata è avvenuta il primo giugno del 2023, poche ore dopo l’arresto di Alessandro.

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