Rivolta in corso presso la casa circondariale di Montorio Veronese, dove è detenuto Filippo Turetta: “Solo due detenuti disposti a condividere la cella con lui”
Non ci sono detenuti aperti alla possibilità di condividere la cella con Filippo Turetta ed è rivolta in carcere. Il killer di Giulia Cecchettin è rinchiuso presso la casa circondariale di Montorio Veronese e presto dovrebbe cambiare sezione. Passerà dalla sesta (l’infermeria) alla terza, la più popolata. Da quanto asserisce radio-carcere, solo due detenuti sarebbero disposti ad accogliere in cella il 22enne reo confesso. Dinanzi a questa circostanza, i tempi del suo spostamento si allungherebbero perché richiederebbero una serie di altrettanti cambiamenti tra detenuti.
Passata l’Epifania, il sottosegretario Andrea Ostellari andrà in visita nel carcere insieme al deputato Ciro Maschio, rispettivamente di Lega e Fratelli d’Italia: verificheranno di persona i problemi denunciati anche da Sbarre di Zucchero, l’associazione che ieri ha fatto presente il tragico conteggio dei detenuti che si sono tolti la vita lo scorso anno.
“L’anno 2023 si è appena concluso con una tragica conta dei detenuti che si sono tolti la vita nelle carceri italiane, ben 68, secondo il dossier ‘Morire di carcere’ di Ristretti Orizzonti; e proprio l’ultimo giorno dell’anno abbiamo avuto notizia, da fonte certa, di un tentativo di suicidio, sventato dal pronto intervento dei compagni di cella, nel carcere di Montorio, Verona. Sì, sempre ed ancora Montorio, l’istituto nel quale si sono suicidati 3 ragazzi in meno di un mese tra il novembre ed il dicembre scorso, ma che è balzato agli onori delle cronache solo ed esclusivamente per l’azzardata decisione di detenere in questo carcere, già martoriato da croniche problematiche, Filippo Turetta”.
Il “differente trattamento detentivo” nel carcere veronese
C’è malumore per la presenza di Filippo Turetta, il giovane detenuto non è ben visto, né ben accolto. Insofferenza manifestata già durante le prime ore di reclusione. Un carcere con serie difficoltà, emerso agli onori della cronaca solo dopo il caso mediatico dell’omicidio di Giulia Cecchettin. L’associazione aveva poi scelto la via del silenzio, salvo tornare di prepotenza a parlare dinanzi alle morti di Farhady Mortaza, Giovanni Polin e Oussama Sadek, tutti giovani ragazzi. “Non possiamo tacere di fronte al differente trattamento detentivo”. I trattamenti differenti includono anche la possibilità di Turetta di “giocare alla PlayStation”, mentre “c’è chi viene abbandonato in una cella di isolamento, con le mura imbrattate di escrementi”.
Quindi, “vogliamo capire perché esistano dei privilegi, perché un diritto se non è per tutti diventa un privilegio a tutti gli effetti e noi non possiamo e non vogliamo far finta di nulla”. Il messaggio che si vuol far passare non è quello di puntare il dito contro Turetta, ma di “riqualificare le altre sezioni” del carcere, soprattutto dal punto di vista delle “opportunità lavorative, dell’assistenza medica e della situazione igienico-sanitaria”.
In merito si è espressa anche Giorgia Meloni:
“Ereditiamo una situazione complessa con un sovraffollamento cronico intorno al 120%. Non credo che questo problema si possa risolvere con amnistie, indulti o svuota-carceri. Bisogna trovare un’altra soluzione: rafforzare il personale di polizia penitenziaria e ampliare la capienza delle carceri, che è il lavoro che abbiamo fatto e che stiamo facendo”.