Spunta l’identità di un altro stalker che aveva perseguitato Vanessa Ballan nell’estate del 2021: lei aveva perdonato anche il 49enne di origini marocchine, ritirando la querela

Rifiutava le sue avances, si ribellava, non voleva essere disturbata da quel cliente asfissiante, opprimente, che l’aveva presa di mira: Vanessa Ballan aveva già perdonato un altro stalker. Denunciò anche in quel caso, salvo poi ripensarci ad apertura del processo nello scorso ottobre 2022. Un solo anno fa, ma i fatti dello stalking, sfociati in aggressione, risalgono all’estate 2021. Vanessa era una commessa di un supermercato della provincia di Treviso, Riese Pio X: solare, socievole, bella, era facile per i clienti entrare in empatia con la simpatica dipendente del negozio.

Qualcuno, però, poteva innamorarsi, fraintendere. Fandaj è solo il secondo degli stalker che hanno ossessionato Vanessa. Nel primo caso ci fu anche un’aggressione: l’allora 24enne era stata afferrata per il collo e sbattuta sul cancello di casa dopo l’ennesimo rifiuto. Tutto era pronto affinché il tribunale giudicasse gli atti dell’uomo, poi la faccenda si è concluso così, con un nulla di fatto data la sentenza di non luogo a procedere per remissione di querela.

La ricostruzione della prima aggressione

Il caso emerso nasce dall’estate del 2021, lo stalker è un 49enne di origine marocchina: si era invaghito di Vanessa ed era riuscito a creare la situazione per rompere il ghiaccio con quella cassiera del supermercato che tanto gli piaceva. Nel caso in questione, aveva segnalato un furto mai venuto a galla, probabilmente inventato, una messinscena architettata a dovere. Tuttavia, la giusta circostanza che permise a Vanessa di entrare in empatia con l’uomo, il quale ottenne il numero telefonico della cassiera. Ma quel 49enne gentile e autore di un presunto bel gesto è cambiato improvvisamente quando ha cominciato a messaggiare con Ballan su WhatsApp.

Tanti messaggi, ossessivi, asfissianti, con la perenne richiesta di un appuntamento. Quando Vanessa aveva cominciato ad ignorarlo, il 49enne si era fatto sempre più insistente, intensificando la quantità di messaggi e rendendole la vita impossibile, anche al di fuori dei social. Nel periodo estivo, esattamente dal 22 luglio al 4 agosto, l’attendeva nel parcheggio del negozio in cui Vanessa lavorava, inseguendola fino a casa. La 26enne viveva in un perenne stato d’ansia: solo dopo che il marocchino le aveva messo le mani addosso aveva deciso di sporgere querela, recandosi in caserma nello stesso giorno dell’aggressione. La medesima caserma dove ha sporto denuncia lo scorso 26 ottobre, contro quello che di lì a poco sarebbe stato il suo assassino.

Vanessa Ballan, le domande senza risposta: si poteva fare di più per salvarla?

Per quanto riguarda il 49enne marocchino, si cominciò a muovere la macchina della giustizia nonostante l’intenzione del ritiro della querela di Vanessa: gli atti persecutori richiamavano l’azione penale e il pm chiese e ottenne il rinvio a giudizio. A quel punto la donna rimise la querela formalmente e per ragioni mai specificate, se non con un vago “motivi personali”. Probabilmente la denuncia era il deterrente per scoraggiare il suo stalker nelle sue azioni persecutorie.

Tornando alla tragedia, le domande che pendono sul caso sono tante e spicca quella più importante: “Si poteva fare di più?”. Il pm Sabattini ha risposto al quesito, sostenendo che semplificare il caso riducendosi al più classico “senno del poi” è sin “troppo facile”. Anche perché, dati alla mano, dopo la denuncia Fandaj era davvero sparito dai radar, sembrava aver capito. Nessuno poteva immaginare che stesse covando quel rancore sfociato nel gesto estremo. Quello che è successo nella tragica mattinata dell’omicidio è stato un gesto improvviso e in contrapposizione con la condotta del 41enne.

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