Ieri mattina Vanessa Ballan è stata uccisa da Bujar Fandaj, 41enne kosovaro e suo ex che non accettava la fine della relazione: la ricostruzione shock

L’ennesimo femminicidio non fa che tenere i riflettori ancora ben puntati sull’allarme del fenomeno in Italia: Vanessa Ballan riceveva minacce, era perseguitata da Bujar Fandaj, il 41enne kosovaro accusato del suo omicidio. La donna è stata trovata senza vita all’ingresso della sua abitazione, il corpo supino sul pavimento lasciava poco spazio all’interpretazione: è stata uccisa a coltellate, le ferite da arma da taglio sono inequivocabili. Vanessa era incinta del secondo figlio, usciva da un periodo di crisi con il suo compagno Nicola Scapinello. I due stavano insieme da undici anni e vivevano nella bifamiliare di via Fornasette a Spineda di Riese Pio X, provincia di Treviso.

L’ex amante della donna è un corriere e aveva conosciuto Vanessa proprio al supermercato: è stato arrestato dai carabinieri ieri sera dopo una fuga di dodici ore. Il movente dietro alla follia sarebbe quello passionale: l’uomo non aveva accettato la conclusione della relazione imposta dalla donna, che in estate era tornata con il compagno Nicola. Fandaj la minacciava, sia di mettere online “i video” intimi, sia di morte: poi è passato ai fatti, purtroppo.

Il 26 ottobre scorso Vanessa aveva denunciato Bujar per stalking e sembrava la mossa perfetta per porre fine alla persecuzione, alla luce poi della perquisizione avvenuta nell’abitazione del 41enne. Ma non era così. Bujar non si era scoraggiato abbastanza. Nel suo folle rancore c’era ancora spazio per terrorizzare la vittima: covava rabbia per quel rifiuto e aveva studiato la vendetta. La stessa rabbia che prova oggi il marito, manifestata anche durante le sei ore in caserma con i carabinieri.

Il piano diabolico: l’omicidio di Vanessa

Tra le ore 11.21 e le ore 11.47 si è verificato il brutale omicidio. Esattamente nell’intervallo di tempo intercorso tra la chiamata della donna ad un familiare e una chiamata senza risposta ricevuta nel secondo orario, con il telefono che squillava a vuoto. Dalla ricostruzione, il kosovaro si è presentato armato a casa della vittima di 26 anni entrando dal giardino sul retro. Fandaj ha scavalcato il recinto che delimita la proprietà al civico 1/C di via Fornasette e, munito di martello, ha mandato in frantumi la porta finestra della cucina sita al piano terra. La 26enne era di sopra, ancora in pigiama. Spaventata dal rumore, è corsa per vedere cosa fosse accaduto, ma mentre percorreva le scale è stata aggredita dall’ex.

Calci, pugni al volto, inutili le urla (udite dai vicini) e la difesa a denti stretti, Vanessa è stata tramortita a terra e poi uccisa con coltellate al torace. Fendenti fatali, tutti andati terribilmente a segno. Dopo averne “parati” alcuni con le mani, non è riuscita a completare la sua difesa dinanzi alla ferocia del killer. Il corpo privo di vita è stato trovato dal compagno di Vanessa, rientrato a casa dopo le ore 12 come ogni giorno, per il pranzo. L’uomo ha allertato il 112, non c’è stato mai alcun sospetto su di lui, apparso “in evidente stato di shock” agli inquirenti. Ancor meno quando ha trovato poi “un attimo di lucidità” per raccontare alle forze dell’ordine della denuncia per stalking contro il killer.

Chi è Bujar Fandaj, il ‘revenge porn’: “Mostrerò i video”

Dopo una fuga di 12 ore e un maldestro tentativo di depistaggio con una condivisione social, Bujar Fandaj è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso l’ex compagna. L’ha trafitta sette volte proprio ieri mattina, martedì 19 dicembre. Stando a quanto appreso, la donna si era ricongiunta con il marito in estate ed era rimasta incinta dello stesso, come confessato alle amiche. Ma il kosovaro non accettava questo destino. La minacciava, la tormentava, andava a trovarla al supermercato per opprimerla, pressarla. Soprattutto, per dirle che avrebbe condiviso in Rete i video dei loro momenti di intimità, li avrebbe consegnati al compagno.

Eppure, dopo quella denuncia, Fandaj sembrava davvero aver desistito completamente, ma era stato solo un breve momento di tregua. Il 27 ottobre, all’indomani dalla denuncia, i carabinieri avevano perquisito la casa dell’omicida, sequestrando tre telefoni. I militari avevano parlato di un uomo “più calmo” dopo la perquisizione. Sebbene la Procura avesse ordinato l’acquisizione dei tabulati telefonici del killer, nessuno ha voluto approfondire chiedendo provvedimenti al questore.

Continua a leggere su Chronist.it