Stefania Camela è morta per “Embolia polmonare massiva”: è quanto emerso dai risultati dell’autopsia svolta sul corpo della 47enne mercoledì 13 dicembre. La donna aveva subito un intervento chirurgico ai turbinati del naso a fine novembre e 2 giorni dopo è deceduta sotto gli occhi del fidanzato.
La ricostruzione della vicenda conclusasi con la morte di Stefania Camela
La 47enne impiegata del Comune di San Benedetto del Tronto circa 10 anni prima aveva avuto un’incidente e da quel momento non era riuscita più a respirare bene. Dopo tanti ripensamenti, soprattutto per paura dei tamponi nel naso, si era lasciata convincere da una clinica privata nel Milanese. L’intervento sembrava essere riuscito alla perfezione e per 2 giorni la donna è stata bene. Onde evitare di tornare a casa con ancora i postumi dell’operazione, insieme al fidanzato avevano deciso di soggiornare in un hotel di Milano. Proprio all’interno della struttura, però, Michela Camela si è sentita male ed è morta lo scorso 1° dicembre.
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Le parole del fidanzato
Ancora arrabbiato e sotto shock per il decesso, Michele Sobillo, compagno della 47enne, ha rivelato che la donna si sarebbe potuta salvare. “L’anatomopatologo dopo il riconoscimento mi ha fatto alcune domande. Sono molto arrabbiato nell’aver appreso che, con molta probabilità, la mia compagna si sarebbe potuta salvare con il semplice impiego di un anticoagulante – ha detto l’uomo -. Stefania non vedeva l’ora di poter respirare a pieni polmoni, riaprendo i turbinati ma temeva l’anestesia e i tamponi da portare dopo l’intervento. Ecco perché, dopo tante titubanze, aveva scelto la clinica Blumar Medica di Milano. Il chirurgo le aveva promesso che non l’avrebbe intubata e che non le avrebbe applicato i tamponi”.
Stefania Camela invece, è morta per embolia polmonare massiva e dopo l’esito dell’autopsia è emerso che ci sono 2 iscritti al registro degli indagati.