L’appello ai “maschi” da Fabio Fazio: “Mi trovo a combattere una battaglia di cui prima non ero a conoscenza, leggevo di femminicidi, mi dispiacevo, voltavo pagina”
Tuonano forte le parole di Gino Cecchettin: sono quelle di un padre ferito, ma non severo nei confronti di chi gli ha tolto il sorriso stando a quanto osservato a Che Tempo che fa, dove ha parlato di ‘maschi’ e di patriarcato, ospite di Fabio Fazio. In questi giorni la famiglia sta lottando contro gli insulti e le minacce che piovono sui Cecchettin: Elena e proprio Gino sono il bersaglio degli odiatori, denunciati attraverso il legale Stefano Tigani, che ha presentato doppia querela per diffamazione presso la Polizia postale.
La battaglia della famiglia Cecchettin
Oggi i Cecchettin combattono una battaglia importante: quella di aiutare le altre ragazze e donne che, come Giulia, sono in pericolo, ma che, a differenza della 22enne, “possono ancora salvarsi”. Si vuol “dare aiuto a chi ha ancora la possibilità di salvarsi”. Gino si rivela così da Fabio Fazio, che tiene per tutto il tempo il tono basso, rispettando la drammatica situazione di un papà e di un marito, che ha perso moglie e figlia nell’arco di pochissimo tempo.
“Mi trovo a combattere una battaglia di cui prima non ero a conoscenza – ha detto ai microfoni del Nove -, leggevo di femminicidi, mi dispiacevo, voltavo pagina. Ma avendo vissuto un anno fa un altro dramma (la morte della moglie) sono mutato come uomo. Monica mi ha fatto conoscere l’essenza dell’amore, non sono più lo stesso. Da allora ho iniziato ad avere un rapporto diverso con i miei figli, a dir loro ti amo”.
Adesso bisogna guardare al futuro cercando di cancellare definitivamente ogni residuo di patriarcato rimasto impresso nella cultura generale. Missione complicatissima:
“Dobbiamo fare tutti qualcosa, Elena ha dato un messaggio ben chiaro, è un essere superiore come la chiamo scherzando in famiglia. Ha centrato il punto quando l’ho sentita parlare di patriarcato, io conoscevo solo la parola, mi ha spiazzato. La supporterò nelle sue battaglie, l’idea è creare una fondazione, il problema è molto serio e va affrontato nella maniera più drastica. Patriarcato significa che c’è un concetto di possesso, espressioni come “la mia donna” sembrano innocue invece no”.
Secondo Gino Cecchettin, bisogna cominciare dalle piccole cose quotidiane, quindi “dalle espressioni che usiamo tutti i giorni. Siamo genitori, educhiamo, diamo messaggi, parliamo, cerchiamo di riconoscere le loro debolezze”.
La laurea alla figlia a febbraio 2024
Sono tanti gli applausi per l’uomo, affranto dal dolore per la perdita della figlia 22enne, vicinissima a coronare il suo sogno: quello di raggiungere il traguardo per il quale si era impegnata in tutta la sua giovanissima vita, la laurea. A febbraio 2024 sarà assegnato il titolo alla vittima di questa tragedia. Gino non può non ritornare a quei giorni, nessun omaggio o riconoscimento gli ridarà indietro la 22enne: “Un padre certe cose le sente, ho cominciato dalla domenica a piangere Giulia”. Seguendo l’esempio della ragazza, ha deciso di annullare “odio e rabbia” per dare spazio all’amore: “Non voglio odiare, porta via energie. Faremo di tutto per danzare sotto la pioggia in suo onore”.