Le ultime sul caso di cronaca che ha affranto l’Italia intera: il coltello usato per uccidere Giulia è quello con la lama lunga 12 cm

La lunghissima autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin ricostruisce l’agonia della vittima, trafitta con un coltello di 12 centimetri, non sarebbe stato utilizzato quello da 21 centimetri rilevato dagli agenti a Vigonovo, nel punto dell’aggressione. L’esame autoptico è cominciato ieri mattina alle ore 9.30 ed è terminato alle 23.40 della stessa giornata, come si apprende da fonti qualificate. Il motivo delle 14 ore di lavoro è dovuto alla “complessità e al gran numero di accertamenti” attraverso i quali i periti hanno risposto alle domande della Procura. Giulia non è tanto morta per la quantità delle coltellate, quanto per la “lesività” delle stesse. Neanche il trauma cranico dovuto alla caduta è stato fatale come quel solo coltello utilizzato per uccidere.

Infatti, da quanto emerge, Filippo si sarebbe servito di un solo coltello dalla lama di 12 centimetri, trovato nell’auto e sequestrato. Quello da cucina con una lama di 21 centimetri era stato trovato nel parcheggio di Vigonovo e non sarebbe stato utilizzato. Tuttavia, in merito si attendono le risposte dei Ris di Parma. Infine, non sono stati rilevate tracce che evidenziassero l’utilizzo del nastro adesivo sul corpo della vittima, come rivela l’esame necroscopico. Eppure, i militari avevano trovato un pezzo di nastro adesivo acquistato online giorni prima della tragedia, sul quale vi erano tracce di capelli, molto probabilmente proprio quelli di Giulia. Si evidenziano altri traumi, come una frattura cranica dovuta all’impatto della caduta a terra a Fossò.

L’interrogatorio di Filippo Turetta, durato 9 ore: “Non ha mangiato, non si è mai alzato”

Ieri è stato sottoposto a ben nove ore di interrogatorio il ragazzo accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin. “Ho fatto una cosa orribile”, ha detto più volte. Si è mostrato collaborativo, non si è sottratto alle domande, anche le più pungenti avanzate dalla pubblica accusa. “L’amavo, la volevo per me, non accettavo che fosse finita”, ha dichiarato. “Voglio pagare per scontare la pena per le mie responsabilità di un’omicidio terribile”, ha aggiunto. Sono le parole pronunciate davanti al pm veneto Andrea Petroni, direttamente dal carcere di Verona. Nessuna dichiarazione rilasciata dal suo avvocato all’uscita, con le auto scortate dai militari della polizia penitenziaria.

Sono state contestate tutte le prove raccolte, compresi i due coltelli e il nastro adesivo. Filippo ha parlato di amore, ha continuato a farlo come faceva nei messaggi asfissianti che inviava alla sua ex fidanzata, poi brutalmente uccisa. Emerge un Filippo Turetta con “sguardo perso”, non ha mangiato per tutto il tempo, si è concesso lunghissimi silenzi, pause. Ha solo bevuto, non si è neanche mai alzato per sgranchirsi le gambe. Affranto, come se la mente avesse abbandonato il corpo, come se non si riconoscesse più in quelle vesti. Tuttavia, sono emerse parole frutto di risposte articolate, sicuramente più dettagliate rispetto a quanto non ha fatto davanti al gip tre giorni addietro. Non sono mancati i “non ricordo” ed è stato ribadito il concetto di una “vena scoppiata”, già ventilato dai suoi genitori giorni fa.

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