Con gli sconti previsti e le aggravanti tutte da dimostrare, la pena per l’assassino di Giulia Cecchettin potrebbe essere ridotta a un sesto

Niente ergastolo per Filippo Turetta. Sconto di pena di un terzo se accede al rito abbreviato. E con la riforma Cartabia, la pena può essere ulteriormente ridotta. Fino a un sesto, per la precisione. Il diritto penale parla chiaro: ci sono varie strategie che la difesa di Turetta può percorrere. A spiegarlo, su Leggo, l’esperto penalista Guido Stampanoni Bassi.

Anzitutto, le aggravanti. Per Stampano Bassi quelle che possono condurre all’ergastolo sono, nel caso di Turetta e Cecchettin, quattro. Primo, la relazione affettiva tra assassino e vittima. Secondo, la crudeltà. Terzo, la premeditazione. Infine, i futili motivi.

Sulla definizione di queste aggravanti, l’esperto spiega come la legge tende a lasciare molto margine interpretativo caso per caso. Anzitutto la premeditazione è cosa diversa dalla preordinazione del delitto. Cioè, dalla preparazione dei mezzi minimi necessari all’esecuzione materiale, immediatamente precedente all’atto finale. Questa, da sola, non è sufficiente a definire la premeditazione. Secondo la legge, ci dev’essere il cosiddetto radicamento dell’idea, la persistenza costante dell’intento delittuoso. Inoltre, questo stato d’animo deve permanere per un certo lasso di tempo nella mente del reo.

Niente ergastolo per Filippo Turetta: lo studio delle aggravanti

I segnali di questa persistenza, sottolinea Stampanoni Bassi, possono essere vari. Lo studio delle occasioni, dell’opportunità per l’attuazione, l’adeguata organizzazione di mezzi e modalità esecutive. L’intervallo di una sola notte tra preparazione ed esecuzione materiale, ad esempio, non è ritenuto sufficiente perché si possano considerare valide queste condizioni. La legge parla chiaramente: bisogna dimostrare l’esistenza di quel processo psicologico di “intensa riflessione” e di “fredda determinazione”. Solo così si può configurare la premeditazione.

Anche la crudeltà ha un significato diverso, in ambito giuridico, rispetto a quello quotidiano. La giurisprudenza, ricorda l’esperto, definisce come qualsiasi delitto doloso cruento ha in sé degli elementi di crudeltà comunemente intesa. Per avere la connotazione di aggravante, però, si deve assistere all’infliggere di un male “aggiuntivo”, spietato. Serve insomma una condotta “specialmente riprovevole”. Che non si desume dalle eventuali, successive, condotte anche raccapriccianti poste in essere nei confronti del cadavere.

Anche i motivi abietti e futili devono essere espressione di un “moto interiore del tutto ingiustificato” che sia pretesto per lo sfogo di impulsi criminali. E questi impulsi non devono avere sfogo diverso dal reato stesso. Sul tema, sottolinea Stampanoni Bassi, è ovviamente molto difficile definire i contorni di un modello di agire così astratto.

Niente ergastolo per Filippo Turetta: si può ricorrere all’infermità mentale?

La relazione sentimentale, secondo la legge, dev’essere ancora in essere. Nel comma 2 dell’art. 577 c.p., ricorda l’esperto, si specifica che la relazione affettiva può anche essere cessata, ma non è prevista la pena dell’ergastolo. La prevede invece il primo comma, dove però non si recita anche la formula “ove cessata”.

Stampanoni Bassi analizza poi il vizio parziale di mente. La legge dice che l’attenuante sussiste quando il reo si trovi in uno stato psicologico tale da “scemare grandemente, senza escluderla, la capacità d’intendere o di volere”. Possono rientrare in questa fattispecie anche i disturbi della personalità. Un caso classico è quello della ludopatia: all’imputato è stata riconosciuta la semi infermità mentale quando questa patologia ha inciso in modo parziale sulla sua capacità mentale al momento della commissione del reato. Lo “stato di agitazione”, invece, non assume alcun rilievo.

La pena dell’ergastolo scatta quando ci sono, dunque, queste aggravanti. In assenza di esse, ricorda l’esperto, si può accedere al rito abbreviato. Qualora si arrivasse a una condanna, lo sconto di pena è di un terzo. Con la riforma Cartabia, se dopo l’abbreviato né l’imputato, né il suo difensore propongono impugnazione contro la sentenza di condanna, la pena è ulteriormente ridotta di un sesto. Ecco perché, insomma, il tempo che l’assassino di Giulia Checchettin potrebbe dover passare nelle patrie galere sembra sarà scandalosamente breve.

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