Francesca Marino è morta martedì 28 novembre, dopo 3 anni e mezzo in stato semivegetativo. Il suo decesso l’ha liberata da un corpo che l’aveva abbandonata ormai da troppo tempo, dal 15 giugno 2020. La ragazza, infatti, rimase folgorata a causa di un difetto elettrico delle docce di un lido di Romagnolo, a Palermo.
La ricostruzione dei fatti, fino alla morte di Francesca Marino
Solo l’anno scorso, frustrata e arrabbiata per le sorti di Francesca, la sorella Agata, aveva dichiarato: “Francesca era una forza della natura, un uragano, una guerriera, sempre allegra. Una donna forte e vivace, che oggi però è come una pianta secca”. Dopo l’incidente la donna, che all’epoca aveva 35 anni, finì in coma e per 2 anni rimase ricoverata in un letto dell’ospedale Buccheri La Ferla, assistita 24 ore su 24. Poi, dall’anno scorso fu trasferita a casa, dove lentamente aveva ripreso a muovere gambe e braccia, oltre a colloquiare con gli occhi. Sembrava che le sue condizioni lentamente stessero migliorando, fino a quando nei giorni scorsi una grave polmonite l’ha costretta a tornare nel reparto di Rianimazione. Nel letto d’ospedale, Francesca Marino, a causa di complicazioni, è morta.
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Il patteggiamento dei gestori del lido
Per la morte di Francesca Marino finirono a processo Antonino Lucido e Antonina Vernengo, gestori del lido di Romagnolo, a Palermo. I 2 hanno deciso di patteggiare, concordando 2 anni e 2 mesi per l’uomo e 1 anno e 10 mesi per la donna, scatenando le ire dei familiari della vittima. A tal proposito, Agata, sorella di Francesca, ha dichiarato: “Quell’estate, dopo 15 anni avevamo deciso di affittare due bungalow al Lido Italia. Abbiamo firmato un contratto, che prevedeva pure un’assicurazione. mentre eravamo lì con tante altre persone, abbiamo visto gli uomini della Capitaneria fare apparentemente dei controlli. Ma non si sono accorti che l’impianto elettrico non era a norma da almeno 6 anni e che il lido non aveva neppure un’assicurazione”.
