Il 22enne ha utilizzato il nastro adesivo per legare le mani di Giulia Cecchettin o per tapparle la bocca, o per entrambe le cose?

Filippo Turetta è in Italia da giorni e, dopo l’interrogatorio con il gip veneto Benedetta Vitolo, sarà ascoltato nelle prossime ore anche dal pm Andrea Petroni: da chiarire tanti aspetti, compresa la premeditazione, la questione delle mani legate a Giulia Cecchettin e dell’utilizzo del nastro adesivo, sia per questo che per tapparle la bocca e impedirle di chiedere aiuto, urlando.

Domani avverrà la prima dichiarazione alle autorità italiane, ma in vista dell’interrogatorio, il 22enne accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Secondo una fonte investigativa, il ragazzo dovrà chiarire subito il dubbio delle mani legate a Giulia. “Non è chiaro” se lo abbia fatto con il nastro adesivo e se questo sia stato utilizzato solo per impedirle di muoversi o se una parte dello stesso sia stata impiegata per tappare la bocca alla vittima. “Non ne abbiamo la certezza – spiega la fonte all’Adnkronos – è una delle cose che dovrà chiarire”.

La premeditazione di Filippo Turetta

Potrebbe essere contestata la premeditazione al ragazzo, apparso “disorientato” secondo il proprio legale, che lo ha raggiunto dopo l’arrivo in Italia. L’accusa si fonda sulla base di più indizi: tra questi proprio il nastro adesivo acquistato su internet a poche ore prime dalle atrocità messe in atto. Inoltre, Turetta aveva con sé due coltelli, uno dei quali trovato dalle forze dell’ordine a fatti ancora caldi: c’era solo la lama. La Procura potrebbe contestare anche la crudeltà dell’atto e il reato di occultamento di cadavere.

Intanto si sta provvedendo burocraticamente per far arrivare in Italia l’auto utilizzata per la fuga all’estero. Le autorità italiane hanno richiesto il trasferimento diretto presso i laboratori dei carabinieri del Ris di Parma. Nelle scorse ore è giunta in Germania la richiesta del pm Andrea Petroni e ora il prossimo passo sarà quello di ottenere il “nulla osta” atto a garantire che la Fiat Grande Punto e gli oggetti al suo interno vengano trasportati direttamente nei laboratori emiliani senza contaminazione delle prove.

Tra queste, si sa con certezza che vi è un guanto, un coltello e 300 euro in contanti, come esplicitato nella richiesta. Le autorità tedesche non hanno mai analizzato il veicolo dopo l’arresto di Turetta. La Procura di Venezia ha inviato immediatamente un ordine di investigazione europeo con richiesta di sequestro dell’auto, specificando gli elementi che è convinta di ritrovare all’interno. Infine, non sarebbe stato ritrovato il telefono di Giulia e, vicino al corpo della vittima, sarebbe stata recuperata una sola scarpa della 22enne. Vicino a lei anche altri oggetti, tra cui un libro per l’infanzia.

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