Stava scontando una condanna per l’omicidio della sorella, Alberto Scagni è stato picchiato e torturato nella sua cella da due detenuti

Condannato a 24 anni e 6 mesi per aver assassinato sua sorella Alice, Alberto Scagni, è stato sequestrato, picchiato e torturato per tutta la notte nel carcere di Villa Armea a Sanremo. L’uomo è stato salvato solo grazie all’arrivo degli agenti della Polizia Penitenziaria che sono riusciti a separarlo da due detenuti, entrambi di origine marocchina.

Scagni è ora ricoverato in gravi condizioni presso l’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure con contusioni e ferite da taglio, specialmente al volto. L’uomo era già stato aggredito dal compagno di cella qualche tempo fa nel carcere di Marassi a Genova. “È la seconda aggressione in pochi giorni.” Ha affermato l’avvocato difensore, precisando che il suo assistito è stato colpito in pieno volto da sgabelli.

Vincenzo Tristano, segretario regionale Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) per la Liguria ha lanciato l’appello. “Ieri sera due detenuti marocchini hanno tenuto in ostaggio un altro detenuto, condannato per avere ucciso la sorella a Genova, torturandolo per ore fin quasi ad ucciderlo. Solo un gruppo di agenti, coordinati dal Vicecomandante sul posto, hanno fatto irruzione con caschi protettivi e scudi per fare strada ad altri poliziotti al fine di salvare l’ostaggio e portarlo in ospedale.”

L’omicidio della sorella Alice

Alberto Scagni era stato condannato, dunque, per l’omicidio della sorella Alice, di 33 anni, avvenuto a Genova, nel quartiere Quinto. Già in passato i genitori dell’uomo avevano richiesto l’intervento delle forze dell’ordine per occuparsi del figlio e un ricovero sanitario obbligatorio in Salute Mentale. Motivo per cui era stato riconosciuto come “seminfermo di mente”.

Era stato, quindi, accusato di omicidio volontario aggravato da premeditazione. E per la Pm che si è occupata del caso era chiaramente capace di intendere e di volere malgrado le varie certificazioni che attestavano la seminfermità di Alberto, avvalorata in aula dal suo linguaggio e dalle frasi sconnesse pronunciate davanti ai giudici e addirittura prima dell’omicidio della povera Alice.

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