Nella serata di ieri, domenica 19 novembre, dopo la fiaccolata in onore di Giulia Cecchettin, la sorella Elena, ancora distrutta dal dolore ha trovato la forza di fermarsi a parlare con i cronisti. La ragazza però, visibilmente affranta, è riuscita, con lucidità, ad esternare una critica che non mira solo a Filippo Turetta, il ragazzo che ha ucciso sua sorella, ma colpisce tutta la società attuale.
Le parole della sorella di Giulia Cecchettin
Di fronte ai microfoni, la sorella di Giulia Cecchettin ha esternato tutta la sua rabbia e la frustrazione verso una società che definisce patriarcale.
“In questi giorni ho sentito parlare di Turetta, molte persone lo hanno additato come un mostro. Ma lui mostro non è, mostro è colui che esce dai canoni normali della nostra società, ma lui è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è quell’insieme di azioni che sono volte a limitare la libertà della donna. Come controllare un telefono, essere possessivi, fare catcalling ed è una struttura di cui beneficiano tutti gli uomini. Non tutti gli uomini sono cattivi mi viene detto, si è vero, ma tutti gli uomini ne beneficiano. Quindi tutti gli uomini devono essere attenti, magari richiamando un amico che fa catcalling a una passante o il collega che controlla la ragazza, dovete essere ostili a questi comportamenti che possono sembrare banali, ma sono il preludio del femminicidio”.
Potrebbe interessarti anche: Giulia Cecchettin, Antonella Clerici attacca Turetta: “Quel ‘bravo ragazzo’ merita tutto il male possibile”
“Bruciate tutto”
Poi, la sorella di Giulia Cecchettin ha concluso: “Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere, è un omicidio di Stato perché lo stato non ci tutela e non ci protegge. Bisogna prevedere un’educazione sessuale e affettiva, in modo da prevenire queste cose. Bisogna finanziare i centri antiviolenza, in modo tale che se le persone devono chiedere aiuto siano in grado di farlo. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto. Dico questo in senso ideale, per far sì che il caso di Giulia sia finalmente l’ultimo, ora serve una sorta di rivoluzione culturale”.