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Elena Cecchettin: “Filippo figlio della cultura dello stupro”

elena cecchettin

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La sorella di Giulia, la ragazza morta dopo una settimana e per il cui omicidio è indagato l’ex fidanzato, si è sfogata con una lettera

Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, 22enne di Vigonovo scomparsa l’11 novembre assieme all’ex Filippo Turetta, non ci sta a tacere. E torna a parlare dal suo punto di vista, quello di una ragazza che ha perso la sorella in circostanze tragiche. Giulia è stata ritrovata morta sabato scorso, 18 novembre, nei pressi del lago di Barcis. Turetta, come noto, è indagato per l’omicidio ed è al momento agli arresti.

Elena è intervenuta sia sui social network che in tv nei giorni scorsi. E ora, ha espresso i suoi pensieri in una lunga e accorata lettera inviata al Corriere della Sera. Nel testo, non solo sottolinea le responsabilità di Turetta, ma chiede al più presto allo Stato di intervenire per evitare altri femminicidi.

“Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro“, scrive Elena Cecchettin. “La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling. Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura”.

Elena Cecchettin: “Il femminicidio è omicidio di Stato”

Poi aggiunge: “Viene spesso detto non tutti gli uomini. Tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini. Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista”.

Infine, l’appello alle istituzioni. “Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”, ha concluso. Si tratta di una citazione delle parole dell’attivista peruviana Cristina Torres Caceres.

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