Dimitri Fricano era stato condannato a 30 anni per aver ucciso la sua fidanzata Erika Preti e ora può scontare il resto della pena ai domiciliari “perché obeso”
Sono passati sei anni da quando il 30enne biellese Dimitri Fricano uccise barbaramente con 57 coltellate la fidanzata Erika Preti e fu condannato a 30 anni di carcere. Ora, però, potrà essere scarcerato per scontare il resto della sua pena ai domiciliari “perché obeso”. Così almeno ha stabilito il Tribunale di sorveglianza di Torino. L’omicida lascerà il penitenziario torinese delle Vallette e sarà detenuto nella sua casa di Biella.
La motivazione è stata quella del peso eccessivo. Perché l’uomo nelle sue condizioni fisiche rischia la vita in carcere. Come riportato da La Repubblica, gli avvocati difensori affermano: “I giudici hanno stabilito che debba essere curato”. Tra le motivazioni che ha spinto il tribunale a concedere i domiciliari a Fricano ci sono i diversi problemi di salute dell’uomo, tenendo presente che “dai 120 chilogrammi di peso di quando era entrato nel penitenziario è arrivato a 200 e che ciò comporta difficoltà di deambulazione, aggiunta all’impossibilità di seguire una dieta all’interno del carcere, creando dunque un «pericolo di vita legato al rischio cardiovascolare”.
La terribile vicenda risale all’11 giugno 2017, quando la coppia era in vacanza in Sardegna, a San Teodoro in provincia di Sassari. Poco prima di recarsi in spiaggia e gustarsi il limpido mare, Erika l’aveva rimproverato perché stava facendo troppe briciole. “Mi aveva rimproverato perché il tavolo era sporco. C’erano troppe briciole. Allora abbiamo iniziato a insultarci e non ci ho più visto”. Questa la confessione di Fricano che trucidò la sua fidanzata con 57 coltellate.
Le dichiarazioni del padre di Erika
Una decisione quella del Tribunale di sorveglianza di Torino che lascia allibito il padre di Erika. “Una decisione vergognosa”. Riferisce straziato Fabrizio Preti al Corriere della Sera. “Sapevo non avrebbe scontato 30 anni di carcere, ma sei sono davvero troppo pochi. Non si augura la morte a nessuno, ma questa storia finirebbe solo così. Tanto nessuno mi ridarà indietro “la mia bambina”. E per noi il dolore è ancora troppo forte. Il tempo, dicono, rimargini le ferite, ma non quelle di due genitori ai quali viene portata via una figlia. Quando alcuni amici mi hanno fatto sapere, dopo averlo letto online, che Dimitri era stato mandato ai domiciliari si è riaperta una ferita. È stato come ricevere una pugnalata al cuore.”
Poi conclude. “Il suo è un caso raro. Pensare che neanche i mafiosi ricevono questo trattamento. Mi ha però assicurato che, se dovesse guarire, tornerebbe in cella. Ci credo poco”.