Sem era “un papà speciale”, come dimostra l’ultimo gesto eroico prima di esalare l’ultimo respiro: il malore non gli ha lasciato scampo, la notizia getta nello sconforto all’intera comunità, che piange per lui
Un papà eroe, che ha avuto un malore improvviso alla guida della sua auto, finita poi contro un cartello stradale. Si chiamava Sem Togni, un uomo di 47 anni di Nembro: non è morto in strada, ma in ospedale, dove è stato trasferito d’urgenza quando sono arrivati i soccorsi dell’automedica e dell’ambulanza della Croce rossa. Una notizia straziante per la comunità, per la famiglia, per la dinamica in cui è avvenuta la tragedia. Sem ha avuto la lucidità di riuscire ad accostare con l’auto, lo ha fatto per non creare pericoli stradali, ma soprattutto per salvare la vita ai figli di 10 e 14 anni.
I fatti risalgono allo scorso 4 novembre, non è ancora passata una settimana, la tragedia è ancora troppo calda per metabolizzare. Lo schianto contro la segnaletica stradale è avvenuto ad Alzano, all’altezza del rettilineo di via Europa. Erano le ore 20.30. Quando i soccorsi sono giunti sul posto, hanno capito subito che le condizioni dell’uomo erano gravissime. Trasportato in ambulanza nella struttura sanitaria in codice rosso, è stato ricoverato per poi morire più tardi.
Chi era la vittima, Sem Togni?
Non si rilevano ferite importanti ai figli tratti in salvo, fortunatamente se la sono scampata con qualche lieve lesione. Il gesto eroico del papà ha avuto un senso, un sacrificio incredibile in un momento di scarsissima lucidità. Stupisce la giovane età dell’uomo, grande appassionato di calcio, tifosissimo dell’Atalanta. In occasione dell’ultimo saluto al 47enne, i tifosi della squadra lombarda gli hanno dedicato uno striscione: “Una vita a lottare… – si legge – A chi ha insegnato a non mollare, ciao grande Sem”.
Chi lo conosceva riferisce quanto fosse “un papà speciale”, come testimonia l’ultimo gesto prima di morire. Poche parole, tanta commozione: gli occhi parlano. Sem era un geometra molto amato dai colleghi e dagli operai dell’impresa edile Bergamelli, nella quale lavorava. Era umano, forniva loro rifornimenti in cibo durante le massacranti ore di lavoro, dalla bottiglietta d’acqua fresca al pasto caldo.