Dopo una lunga battaglia legale, Alberto Muraglia, il vigile che nel 2015 è stato fotografato dalle telecamere mentre timbrava il cartellino in mutande, è stato reintegrato e risarcito con una cospicua somma di denaro.

Il vigile Alberto Muraglia, che nel 2015 è stato fotografato dalle telecamere della Guardia di Finanza mentre timbrava il cartellino in mutande, è stato assolto dai giudici. L’uomo verrà reintegrato e risarcito. Il noto vigile, finito nel mirino mediatico all’epoca, è stato arrestato e posto ai domiciliari con accusa di falso e truffa, dopodiché è stato processato, ma oggi per Muraglia è arrivata la notizia tanto attesa e sperata: dopo aver accolto il ricorso presentato dall’uomo, il tribunale ha stabilito il suo reintegro in servizio e la restituzione di tutti gli stipendi arretrati.

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Vigile reintegrato e risarcito, le sue parole: “otto anni da incubo”

A gennaio 2016, l’ufficio procedimenti disciplinari aveva deciso di licenziare Alberto Muraglia, ritrovatosi senza lavoro e stipendio e con una famiglia da mantenere. A quel punto, il vigile aveva deciso di presentare ricorso, ma il tribunale di Imperia aveva respinto la sua richiesta. Nonostante ciò, l’uomo non ha mollato e non si è dato per vinto e, come ha raccontato lui stesso al Corriere della Sera, sono stati “otto anni da incubo”:

“Sono stati otto anni da incubo, dovevo portare avanti la mia famiglia, ho tre figli, una era adolescente e mi sono rimboccato le maniche aprendo un laboratorio di riparazioni”.

Tuttavia, oggi Alberto Muraglia può tornare in servizio, con tanto di risarcimento da ben 250mila euro. Il tribunale ha esaminato le due sentenze penali, nelle quali è stato evidenziato che il vigile, in realtà, non ha truffato nessuno e che, addirittura, iniziava il suo turno di lavoro mezz’ora prima:

“A processo ho dimostrato che non mi erano state conteggiate 120 ore di straordinario. La timbratura in abiti succinti non costituisce neppure un indizio di illiceità penale e ha una sua spiegazione logica”.

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