La ricostruzione degli eventi è stata fornita attraverso una comunicazione ufficiale dall’Usl stessa, ma gli inquirenti vogliono vederci chiaro
Muore dopo essere stata dimessa dal Pronto soccorso. Pieve di Cadore, in provincia di Belluno, è in lutto per la prematura scomparsa di Anna Da Vià, una giovane donna di soli 33 anni. La ricostruzione degli eventi è stata fornita attraverso una comunicazione ufficiale dall’Ulss Dolomiti stessa. “L’8 ottobre, la signora si era recata al Pronto Soccorso di Pieve per sintomi legati alle sue preesistenti condizioni di salute, per le quali era in cura. È stata mantenuta sotto osservazione nella breve unità intensiva fino al mattino del 9 ottobre, quando è stata dimessa dopo che i sintomi che l’avevano portata in ospedale si erano risolti”.
Tuttavia, il giorno successivo, prosegue il comunicato dell’Ulss, “il 9 ottobre alle 18.14, la Centrale Suem ha ricevuto una richiesta di soccorso per una persona con malessere, difficoltà respiratorie e vomito, classificata con un codice di triage giallo. Un’ambulanza con personale infermieristico è stata inviata alle 18.20 ed è arrivata sul luogo alle 18.24. Dopo un’attenta valutazione delle condizioni cliniche, l’infermiere ha richiesto l’intervento dell’automedica, che ha raggiunto il luogo con un medico a bordo alle 18.44. La paziente è stata stabilizzata sul posto, con un recupero dei parametri vitali.”
Muore dopo essere stata dimessa dal pronto soccorso: si era sentita male, era un codice giallo
Durante il trasporto in elisoccorso, però, la situazione si è improvvisamente aggravata: Anna è andata in arresto cardiaco a un minuto dall’atterraggio. Sul mezzo aereo, sono state eseguite manovre di rianimazione, ma purtroppo, una volta giunta al pronto soccorso di Belluno, i medici non sono riusciti a salvarla.
L’Ulss ha annunciato un’indagine dettagliata sul caso, compresa l’esecuzione di un’autopsia. Il direttore del SUEM, Giulio Trillò, ha espresso le condoglianze alla famiglia della giovane Anna. La sua morte improvvisa ha gettato nello sconforto l’intera comunità locale, dove era una figura molto conosciuta e rispettata. La donna lavorava nell’azienda di famiglia, specializzata nella produzione di minuterie per occhiali.