Resta ancora la nube di mistero che avvolge la tragedia di Mestre: ancora non si riesce a far luce sulla dinamica esatta dell’incidente che ha provocato la morte di 21 persone lo scorso 3 ottobre, alle ore 19.38. E dalle parole del procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, si presume che l’attesa sia destinata a continuare. Per il momento sappiamo che il bus è precipitato dal cavalcavia Vempa e che tra le vittime c’è un italiano, l’autista: Alberto Rizzotto, 40enne trevigiano. Il caso ha acceso i riflettori sulla zona in questione, “il guardaril andava cambiato”, segnalavano i tecnici già sei anni fa. Da allora, rinvii su rinvii, fino all’apertura recente del cantiere. Troppo tardi per evitare la tragedia.

Il vecchio cavalcavia della Vempa aveva raggiunto il culmine della criticità un anno fa: erano stati presentati gli atti alla Procura, dove si evidenziava la decadenza della struttura. “Del presunto fascicolo relativo a dei crolli di cemento dal cavalcavia dell’incidente, segnalati alla Procura negli anni scorsi, stiamo facendo accertamenti, io non ne ho memoria”, sostiene Cherchi. E “nessuno si ricorda della vicenda, stiamo facendo accertamenti. Ma, ad esempio, se non c’è stato reato penale scatta l’archiviazione perché manca il delitto”.

“Abbiamo acquisito dati dal Comune sul cavalcavia dell’incidente – ha aggiunto il procuratore – e attendiamo ora le relazioni della Polizia locale e dei Vigili del fuoco, valutando quali perizie bisogna fare e a quali tecnici affidarle”. Una sorta di ennesimo rinvio per chiarire esattamente la dinamica dei fatti. “Quello che è certo, e che hanno riferito i testimoni, è che il bus ha strisciato sul guardrail con la fiancata destra, sulla sinistra, è stato accertato, non c’è alcun segno”. I giornalisti presenti a palazzo di Giustizia restano con un pugno di mosche in mano: speranzosi di avere informazioni sugli esiti dell’autopsia eseguita a Padova, alla fine niente di più di quello che ha detto Cherchi è venuto a galla. Nessuna informazione in merito.

L’autopsia

“L’autopsia sul corpo dell’autista è stata eseguita”, c’è la conferma. Tuttavia, l’esito “lo avremo tra una decina di giorni”. Nessuno si espone, significa che anche l’ipotesi del malore fatale di Rizzotto è ancora al vaglio. “Ci vuole tempo ed attendiamo la relazione finale. Non ci servono informazioni spezzettate che poi vengono smentite”, asserisce il procuratore veneto. I magistrati hanno richiesto di eseguire una “serie di accertamenti di natura istologica e tossicologica”: i risultati potrebbero rivelare qualcosa sulle cause dell’eventuale arresto cardiaco dell’autista. Sarà il modo per scongiurare l’ipotesi di cardiopatie.

I tossicologici sveleranno l’eventuale assunzione di alcol o sostanze stupefacenti, sebbene questa ipotesi resti piuttosto poco praticata. I risultati di questi esami, chiaramente, richiedono una tempistica più lunga. Intanto a palazzo di Giustizia si attende l’arrivo del dossier sull’incidente, sul quale ha lavorato la Polizia veneta. Da quanto trapela, mancherebbero solo alcuni dettagli per chiudere la relazione, minuzie. Le schede sim del telefono dell’autista saranno consegnate alla Procura direttamente dal gestore: una era personale, l’altra aziendale. Anche gli accertamenti sul cellulare di Rizzotto saranno oggetto di osservazione nella documentazione da fornire.

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