Su quell’autobus c’era un gruppo di rifugiati: otto persone, tra cui una bambina e i suoi due nonni. Sono morti mentre andavano in vacanza
Mestre, distrutte due famiglie ucraine. Fuggiti dalla guerra, un gruppo di rifugiati stava cercando di costruire una nuova vita nell’Europa occidentale, ma il destino tragico e beffardo li ha colpiti anche durante una breve vacanza a Venezia. Tra le 21 vittime della tragedia del bus di Mestre c’era anche un gruppo di rifugiati. Otto persone, tutti cittadini ucraini: solo tre di loro sono sopravvissuti.
Nel gruppo c’erano anche una bambina e i suoi due nonni, che purtroppo sono deceduti nella caduta del pullman dal cavalcavia mentre tornavano al camping di Mestre dove alloggiavano. Avrebbero dovuto trascorrere due o tre giorni al campeggio Hu. La madre della bambina, figlia della coppia di nonni deceduti, è una dei sopravvissuti. È ricoverata all’ospedale dell’Angelo di Mestre, dove è stata raggiunta dal marito, che non era coinvolto nell’incidente.
Strage di Mestre, distrutte due famiglie ucraine: stavano andando in vacanza
Risiedevano in Croazia, dove avevano trovato rifugio l’anno scorso per sfuggire all’invasione russa dell’Ucraina. Secondo il console generale ucraino a Milano, Andrii Kartysh, madre, figlia e nonni erano arrivati in Italia per trascorrere una breve vacanza. Il padre era rimasto in Croazia.
L’incidente è stato un colpo terribile per queste persone, molte delle quali erano rifugiati provenienti dalle zone di guerra in Ucraina, come Donetsk e Kherson. Due nuclei familiari sono stati completamente distrutti dalla tragedia.
Secondo l’ambasciata ucraina in Italia, complessivamente sono 15 gli ucraini coinvolti nell’incidente di Mestre. Nove di loro sono purtroppo deceduti, mentre altri sei sono feriti e attualmente ricoverati in vari ospedali veneti con ferite di varia gravità. Tra i feriti c’è anche una bambina di 4 anni che viaggiava con la madre ed è ora in condizioni gravissime presso il reparto grandi ustionati dell’ospedale di Padova. Il prefetto di Venezia, Michele Di Bari, ha detto: “Una tragedia che si fa fatica a comprendere perché il dolore e la sofferenza che anima queste persone è indicibile ed esige rispetto”.