Annalisa Fontana è morta lo scorso 25 settembre all’ospedale civico di Palermo. La 48enne è stata vittima della morbosa gelosia del compagno, che dopo averla vista salutare un amico, l’ha cosparsa di benzina e dato fuoco. Dopo alcune ore a lottare tra ka vita e la morte, Annalisa è deceduta a causa delle ustioni riportate sul 90% del corpo. A pochi giorni dalla terribile tragedia, i familiari della vittima raccontano dei molti campanelli d’allarme rimasti purtroppo inascoltati.
Le parole della madre della donna uccisa
Annalisa Fontana e il suo killer, il 52enne Onofrio Bronzolino, avevano una relazione da circa 2 anni, tuttavia, a causa della sua gelosia, i rapporti tra i 2 erano spesso burrascosi. A tal proposito la madre della vittima ha ricordato: “Era sempre impegnata, non rispondeva mai al telefono da quando frequentava il marito, che sembrava una persona normale come tutti gli altri, non il mostro che ha dimostrato di essere”. Tuttavia, alcuni campanelli d’allarme c’erano già stati, come ha poi ricordato la madre di Annalisa. “Una volta lui le ruppe anche la scheda del cellulare perché era aggressivo e geloso. Non voleva che vedesse nessun altro controllandola di continuo. Quante volte le avevo chiesto se fosse sicura di fare questo passo, di unirsi a quell’uomo, ma lei mi diceva che era grande abbastanza per prendere decisioni da sola. Credevo che suo marito le volesse bene”.
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“Non le permetteva nemmeno di assistere alle chemioterapie del figlio malato oncologico”, rivela una delle figlie di Annalisa Fontana
Il 52enne infatti, aveva costretto Annalisa Fontana ad interrompere i rapporti anche con i familiari, tanto da impedirle anche di prendersi cura di un figlio malato oncologico. A raccontare la vicenda è una delle figlie della donna: “non voleva che ci incontrasse, non le permetteva nemmeno di assistere alle chemioterapie del figlio malato oncologico. entro la fine dell’anno vi brucerò tutte vive, ci diceva”.
