Svolta nel caso di Bruno Modenese, 46 anni, che è morto in ospedale dopo aver chiamato di sua spontanea volontà il 118 per farsi visitare
Muore in ospedale, ma c’è il sospetto non si tratti di malasanità. Anzi, potrebbe essersi verificato un vero e proprio pestaggio in corsia, o quantomeno sull’ambulanza che lo trasportava. Due persone sono state indagate per omicidio preterintenzionale per la morte del 45enne Bruno Modenese. Si tratta di un ventinovenne di nazionalità albanese e un quarantacinquenne italiano, originario del napoletano. I due sono stati convocati in procura a Venezia questa mattina, 26 settembre, per presenziare all’affidamento dell’incarico per l’autopsia.
Modenese è entrato in ospedale il 16 settembre di sua spontanea volontà. La famiglia ha spiegato che aveva detto loro di sentirsi “confuso”. Tutti insieme avevano deciso che sarebbe stato meglio farsi vedere in ospedale. Al Pronto Soccorso, secondo quanto si apprende, sarebbe stato picchiato per contenere la sua aggressività. Tre giorni dopo, il 19 settembre, è morto.
Bruno Modenese muore in ospedale, i medici: “Arresto cardiaco”. Ma per la famiglia è stato picchiato
I genitori dell’uomo hanno presentato un esposto in procura in cui hanno chiesto venisse fatta chiarezza sui fatti. Secondo gli avvocati, Modenese “presentava una ingiustificata rottura del setto nasale, visibili segni di ecchimosi al volto, la frattura dello zigomo sinistro con la presenza, a seguito di Tac e Agiotac, di emorragia cerebrale”.
Tutto ha inizio quella sera del 16 settembre. Una normalissima cena fuori con i genitori, poi la partenza per le vacanze fissata al giorno dopo. Prima di partire un saluto agli amici al bar, dove si è sentito male. La chiamata al 118, con Modenese che è salito di propria volontà sull’ambulanza. Ma, all’arrivo, qualcosa non quadra. Ci sono i carabinieri, che lo hanno accompagnato “perché manifestava uno stato di alterazione e di aggressività”. Da quel momento, la famiglia non ha più avuto sue notizie.
L’uomo abitava nell’isola di Pellestrina ed era paziente in cura al Centro di salute mentale dell’Ulss 3 Serenissima. Al padre, recatosi il giorno seguente in ospedale per portare la biancheria al figlio, è stato detto che Modenese era in terapia intensiva, “sedato, in quanto agitato e ‘respirava male’, ma che tutto era sotto controllo”. Poi, al telefono, gli è stato detto che si trovava “in coma, dopo un arresto cardio-circolatorio”. Il decesso è avvenuto infine la sera di martedì 19 settembre.