Ha tenuto banco per intere giornate in Italia nel 2017, seminando il terrore e mietendo vittime che incrociava durante il suo percorso, la sua folle fuga. Ha ucciso Davide Fabbri, un barista alla Riccardina di Budrio, il suo locale, lasciando la moglie vedova e straziata dal dolore. Dopo una settimana replicò con Valerio Verri, poi ferì gravemente l’agente provinciale Marco Ravaglia nelle campagne di Portomaggiore. Sparì, ricomparse poi dopo quasi un anno in Spagna e proseguì la mattanza. Freddò a colpi di pistola l’allevatore José Luis Iranzo e due agenti della Guardia Civil, Victor Romero e Victor Caballero.

Era un ex militare addestrato che ha costretto i militari italiani all’impiego di tantissime unità solo per stanarlo. Non solo l’Italia, anche la Spagna, sia chiaro. La Nazione dove ora si trova a scontare l’ergastolo per l’assassinio di Victor Caballero, poliziotto, e 25 anni di condanna per gli omicidi dell’allevatore José Luis Iranzo e dell’altro agente in divisa del Roca, Victor Romero.

Lo scorso anno aveva richiesto di scontare la pena da noi, in Italia, il suo legale riferiva che avrebbe chiesto l’estradizione dalla Spagna, come spiegava al Resto del Carlino. “Che se lo tengano. Spero nella legge spagnola perché da noi rischia di uscire”, raccontava al quotidiano una familiare di una delle vittime, esattamente la moglie del barista Fabbri, la prima vittima del folle omicida. “In Italia la giustizia non esiste e fino a quando vivrà non avrò pace. Mi ha distrutto la vita togliendomi la cosa più preziosa, resta un mostro”, concludeva la donna nello sfogo.

Le ultime

Norbert Feher, il vero nome dell’oggi 41enne serbo, si trova nel carcere di Huelva, in Andalusia, ed è il quinto penitenziario che cambia. Non è facile gestirlo, ovunque ha creato problemi, malmenando anche gli agenti. Dopo la sfuriata contro le guardie carcerarie di Duenas, è avvenuto un episodio simile a marzo, quando aveva ferito al volto un funzionario, armato di piastrella divelta dal pavimento, poi modificata ad arma vera e propria. Era nel supercarcere di Madrid quando avvenivano questi fatti in primavera.

Gli inquietanti fogli ritrovati

A rendere il tutto ancora più macabro, inquietante e oscuro è il ritrovamento di tre fogli scritti dal criminale omicida. In uno di essi si legge: “Prima parte completata”. Nella seconda pagina c’era quello che a tutti gli effetti appare come un codice binario, un insieme di cifre in sequenza, tutti “zero” e “uno”. Infine, in un terzo foglio, aveva scritto in italiano: “Il tempo è solo una finestra, la morte è solo una porta. Tornerò e cercherò ognuno di voi”.

Il timore attorno alla sua immagine non si è mai davvero dissipato. Dopo l’aggressione dello scorso marzo nel supercarcere di Madrid, le guardie della struttura avevano rinvenuto diverse costolette di maiale, conservate e affilate per diventare altre potenziali armi.

Continua a leggere su Chronist.it