Il 45enne marocchino era arrivato a Roma circa dieci anni e da allora è stato impiegato per lo più in lavori come operaio edile
Adil Harrati risulta il principale sospettato dell’assassinio dell’infermiera dell’ospedale San Filippo Neri, Rossella Nappini, uccisa barbaramente con venti coltellate a Roma, nell’androne del palazzo della madre in via Allievo, al Trionfale. Il 45enne marocchino, con permesso di soggiorno in Italia, era arrivato a Roma una decina di anni fa lavorando prevalentemente come operaio edile. Ma anche commerciante nei mercatini rionali.
Harrati e la vittima si sarebbero conosciuti nell’aprile scorso a casa di Teresa, la madre dell’infermiera 52enne. L’uomo stava svolgendo lavori di ristrutturazione nello stabile. I due avrebbero intrapreso una relazione che Rossella avrebbe chiuso. Ma pare siano rimasti in contatto per tutto il tempo. Non si sa ancora però cosa stesse facendo Harrati lunedì a casa della madre dell’infermiera. Secondo le testimonianza il marocchino si vedeva spesso con Rossella, specialmente nella zona di via Allievo.
Circa otto ore dopo il brutale omicidio, il marocchino è stato rintracciato dagli uomini della Squadra Mobile di Roma nel suo appartamento, dove risulta domiciliato e che divide con altri connazionali in zona Torrevecchia. Sono in corso gli accertamenti per determinare se Harrati abbia il permesso di soggiorno e residenza in regola. Sul posto gli agenti di polizia hanno scandagliato la stanza dell’uomo cercando qualcosa che lo possa ricollegare all’omicidio. Come indumenti sporchi, cellulare e arma del delitto, non ancora trovata.
Chi lo conosce da vicino racconta di lui come un grande appassionato di calcio e un tipo dal “carattere irascibile”. Inoltre pare che l’uomo abbia un precedente penale di rapina in un supermercato. Per lui si preannuncia un’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Gli inquirenti, infatti, si basato sui racconti dei testimoni e le registrazioni delle telecamere di sicurezza nella zona.