“Consideravamo le donne come delle ‘non persone’, dei ‘pezzi di carne”, si pentì di queste parole, ottenne la semilibertà. Fu credibile, aveva 43 anni, Izzo sembrava il solito, meno sadico, più “normale”, apparentemente pentito. Talmente fu convincente che riuscì a “fregare” tutti con una delle sue armi più pericolose, pungenti e propiziatrici dei mali passati e futuri. Sembrava realmente pentito, pur senza perdere il sorriso sulle labbra, utilizzato per fare autoironia, quasi per descriversi come un clone sbagliato di sé stesso. Per scindersi da quell’animo che ormai disconosceva. Tutta una farsa, lo fece solo per continuare nel suo piano diabolico. Uccidere.

Lo confessa lui stesso di recente. Lo rivelano i fatti, come il doppio omicidio di Maria Carmela e la figlia Valentina, 48 e 12 anni rispettivamente. La semilibertà concessa fu il modo per continuare a farlo agire a modo suo, incutendo terrore e mietendo vittime. Era in carcere per uno dei delitti più efferati e terribili che la storia italiana ricordi degli anni ’70, era il “Mostro del Circeo”. Dopo 30 anni di galera, nel 2005 ottenne questo “dono” per aver convinto gli psicologi. Perché uccise altre due anime innocenti? Lo confessò, ma non ricordava i dettagli. Si parlava di un interesse economico: Angelo era interessato a sottrarle 40mila euro, ottenuti dopo la vendita di un terreno agricolo ereditato dopo la morte dei genitori adottivi della donna, Maria Carmela Linciano. E la figlia? “Era diventata testimone”, andava eliminata.

Angelo Izzo Oggi

Oggi ha 68 anni ed è ancora in carcere, dove sta scontando due condanne all’ergastolo, dopo diverse evasioni. Dal 2016 ha preso in mano la penna e non ha smesso di scrivere, raccontando i dettagli macabri delle sue mostruosità. Come ha fatto per “Io sono l’uomo nero – dal Circeo a Ferrazzano: la storia mai raccontata di Angelo Izzo e dei suoi crimini”, collaborando per e con la giornalista di Radio Rai, Ilaria Amenta. Che di lui ha scritto: “C’è un altro limite, non valicabile. Nella prosa di Izzo ci sono lo stesso sadismo, la stessa presunzione di impunità, lo stesso disprezzo che caratterizzano il suo agire criminale. Per non permettere a Izzo di perpetrare il suo delitto e continuare a violare le vittime c’era la necessità di un filtro che comunque non tradisse la fedeltà dell’originale. I dettagli più scabrosi e macabri li lasciamo all’autore, agli autori, narcisi del male”.

“Gli stupri per lungo tempo furono per alcuni di noi una specie di hobby cui ci dedicavamo con una frequenza diciamo settimanale”. Oggi: “Se mi guardo indietro vedo solo una sequela di reati e violenza. Ma questa è stata la mia vita. Non mi piace l’idea della vita borghese cui ero destinato, e perciò va bene così. Ci sembrava facilissimo, ci esaltava e dava alla testa. Erano proprio una droga per noi, ci sentivamo davvero invulnerabili”. La sua storia ha inquietato e inquieta ancora oggi. Il suo sguardo folle, gli occhi sgranati, l’estrema lucidità nell’espletazione dei fatti, mista al torpore della mente, annebbiata dal sadismo e dal sangue. I suoi processi hanno fatto il giro delle tv e dei social, il suo caso studiato e analizzato a fondo e a più riprese.

Oggi il folle omicida è in carcere ed è stato disconosciuto dalla famiglia, che ha deciso di voler chiudere definitivamente questo capitolo con lui. Ora non gli crede più nessuno, non credono al suo lato umano, inesistente ai più. Qualcuno che gli dà credito però ancora lo trova, come Donatella Papi, che espresse la sua controversa opinione attraverso un messaggio televisivo dal quale la Rai prese le distanze. Angelo ancora oggi tuona da dietro le sbarre: “Sappia che non l’ho ingannata e quella parte di me nella quale ha creduto esiste veramente”. Ma queste parole ormai non trovano riscontro in nessuno. Troppe volte ha utilizzato le parole come sua arma alternativa. “Avevo pure collaborato con la giustizia, ma l’ho fatto per uscire, per poi tornare a commettere reati di fuori. Non ho mai voluto fare altro”.

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