Le versioni differenti del fratello della vittima e del killer

È stato ucciso senza pietà, colpito da una fiocina dopo un diverbio in strada, mentre tentava di difendere un amico: è questo il triste destino di Kladji Bitri, il ragazzo albanese di 23 anni, assassinato domenica pomeriggio a Sirolo, nelle Marche.
Nel frattempo, il killer, un uomo di 27 anni di nazionalità algerina, vagava in strada a torso nudo e con ancora l’arma del delitto con sé. I carabinieri lo hanno fermato e arrestato.
Kladji era “un esempio perfetto di integrazione” – dice la consigliera regionale della Lega Lindita Elezi, cittadina italiana di origini albanesi, che in queste ore sta raccogliendo le testimonianze di dolore e cordoglio della comunità albanese.
“Ha dato tutto, ha dato la vita, per me è anche una testimonianza dell’indole del nostro popolo, coraggioso e sempre pronto a difendere chi ne ha bisogno” – prosegue Elezi.
Il giovane era un operaio, lavorava al porto, ed era ben inserito nella realtà di Ancona, la città dove viveva. È stato brutalmente ucciso mentre tentava di proteggere un amico italiano che era stato aggredito dall’uomo accusato e poi fermato per il delitto.

Il fratello di Kladji: “Ucciso con l’indifferenza più totale”

Gli investigatori, dopo aver intercettato e arrestato l’assassino di Kladji, hanno interrogato anche il fratello del 23enne, che si trovava con lui al momento della tragedia.
“Eravamo su due auto, io con mio fratello e un’altra persona e nell’altra il nostro amico italiano con la moglie e i figli. Dovevamo andare al mare a Sirolo. Noi eravamo un po’ dietro e quando siamo arrivati, abbiamo visto Danilo che veniva picchiato dall’algerino in mezzo alla strada.
Mio fratello aveva molto rispetto per Danilo perché è grazie a lui che aveva iniziato a lavorare e mettere i soldi da parte per far venire anche me in Italia. Così è sceso per dividerli e ha detto all’assassino: ‘Fermati, che fai, non vedi che ci sono una donna e due bimbi piccoli?’ Poi sono sceso anche io”.
Proprio quando la situazione sembrava essere rientrata, il 27enne avrebbe tirato fuori dall’auto la fiocina e avrebbe sparato, uccidendo il ragazzo albanese.
Ho visto mio fratello morirmi davanti, ucciso con l’indifferenza più totale, senza nemmeno capirne il perché. Senza avere il tempo di accorgermi che stava morendo. È diventato sempre più pallido e non mi rispondeva più” – racconta il fratello minore di Bitri, come si legge su Cronache Maceratesi.
Il giovane ora vuole riportare la salma di Klajdi in Albania, il suo paese di origine, dove vivono i suoi genitori. “Non era solo mio fratello, mi faceva anche da padre. Ha sempre e solo lavorato per farmi raggiungere l’Italia, trovare una vita più dignitosa. Voglio giustizia” – conclude ancora sotto shock il fratello del 23enne.

Diversa la versione del killer

Dopo essere stato fermato dai carabinieri, che lo hanno immobilizzato con un taser, l’assassino è stato arrestato. L’accusa è di omicidio volontario aggravato da futili motivi.
Il 27enne si è difeso dicendo che non si è reso conto di aver ucciso il 23enne.
Ho preso il fucile per difendermi”, avrebbe detto sostenendo di essere stato aggredito lui.
Il tutto sarebbe avvenuto dopo un diverbio in strada, con l’auto che precedeva la sua, una Up bianca, guidata da una donna con a bordo marito e figli.
Il ferimento mortale sarebbe stato del tutto accidentale, al punto che poi è risalito in auto ed è ripartito per andare a pesca.
Le indagini, affidate ai carabinieri di Osimo, al Norm e al nucleo investigativo, proseguono.
L’obiettivo è quello di chiarire l’esatta dinamica dei fatti.
Affinché venga fatta giustizia per la famiglia di Kladji, un ragazzo di 23 anni ucciso ingiustamente.

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