Il delitto di Sirolo, in cui ha perso la vita Klajdi, ucciso a colpi di fiocina da un algerino, ha destato scalpore nella giornata di ieri. Un delitto di una violenza inaudita, con un movente incredibilmente banale: a raccontarlo è una 40enne anconetana che, senza colpe, ha dato inizio a tutto. “Se l’è presa perché guidavo lenta, ma non conoscevo la strada”, ha dichiarato la donna.
La ricostruzione dei fatti da parte della 40enne di Ancona
“Eravamo stati tutti insieme a pranzo a Marina di Montemarciano e per il pomeriggio avevamo deciso di venire al mare a Sirolo. Alla rotatoria mi sono fermata un attimo, non conoscevo bene la strada“. Proprio dietro di lei però c’era il killer, Melloul Fatah, spazientitosi per via della velocità bassa tenuta dalla donna alla guida. “La persona che stava nella Opel si è arrabbiata, è scesa dall’auto e ha iniziato a litigare con mio marito. L’ha aggredito con calci e pugni. Per difenderlo sono arrivati i nostri amici, che con la Mercedes stavano dietro alla Opel”.
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L’epilogo del delitto di Sirolo
Poi il tragico epilogo della triste vicenda. “Era una furia, Quando l’aggressore ha visto che erano in tre ha aperto il portabagagli e ha preso la fiocina. Li ha inseguiti e ha sparato a Klajdi in mezzo al petto. È morto subito. Poi il killer del delitto di Sirolo s’è rimesso in macchina, guidata da una ragazza, ed è fuggito”.
La vicenda, iniziata per futili motivi, si è conclusa nel peggiore dei modi, con un morto e un arrestato per il delitto di Sirolo. A ricordare il 23enne Klajdi Bitri deceduto ieri, dopo essere stato colpito da un colpo di fiocina, è la stessa 40enne di Ancona, che conosceva bene la vittima. “Lui era un buono, un bravo ragazzo. Ma veramente!”, racconta schioccata. Klajdi era giunto in Italia ancora minorenne e lavorava in una ditta dei cantieri navali. Inoltre, era un amante del calcio e calciatore in Terza Categoria, con la Nuova Aquila.