Una donna di 54 anni originaria di Porto S. Giorgio, vicino Fermo, ha condiviso la sua incredibile storia in una lettera che è stata recentemente pubblicata da “Il Resto del Carlino”.
Da anni residente in Inghilterra per motivi di lavoro, Pamela ha affrontato un periodo di turbamento e preoccupazione quando ha iniziato a notare dei sintomi allarmanti: una tosse persistente e una febbre elevata verso la fine del dicembre 2022 hanno innescato il campanello d’allarme. Inizialmente Pamela ha deciso di non precipitarsi dal medico, sperando che tutto si risolvesse spontaneamente.
La prima diagnosi
Non è successo: quando poi Pamela si è rivolta al suo medico di base nel Regno Unito, le è stata diagnosticata una possibile polmonite, con la prescrizione di un antibiotico per affrontare l’infezione.
La cura si è però rivelata inutile: nonostante le preoccupazioni crescenti della donna e sintomi che si facevano sempre più intensi, i medici anglosassoni sembravano non riuscire a identificare la causa radicale dei suoi malesseri.
“Torno da lei più volte, ma la dottoressa non ritiene opportuno farmi eseguire un rx torace di conferma, mi sottopone a un elettrocardiogramma da cui nulla si evince. Faccio delle analisi del sangue, emerga un significativo stato infiammatorio-infettivo”.
In seguito, una radiografia toracica esclude la polmonite. Tuttavia, la situazione è lontana dall’essere risolta: “Sto sempre peggio, le dico che non riesco a mangiare, a respirare. Anche questa volta vengo trattata con sufficienza. (…) Invio una mail alla dottoressa dimostrandomi anche un po’ alterata, in cui spiego tutto. Lei mi risponde con due righe. Da lì in poi non si fa più sentire. Sono esausta, il giorno dopo il dottore che mi visita in emergenza in ospedale palpando la pancia per la prima volta da quando tutto è cominciato, mi riferisce che ho liquido nel ventre (in Italia scoprirò che era ascite addominale, non un buon segno). A quel punto quello che dicono i medici del pronto soccorso diventa confuso.“
La svolta nella storia di Pamela è arrivata quando ha fatto ritorno in Italia e si è rivolta all’ospedale di Pesaro. Qui, finalmente, ha ricevuto una diagnosi accurata e tempestiva: viene individuata una massa nel ventre della donna che si rivelerà essere un tumore ovarico.
“I medici non capiscono come l’ecografista in Inghilterra non l’abbia visto. Vengo ricoverata alla chirurgia oncologica di Pesaro diretta da Alberto Patriti, dove mi sottopongono alle procedure preoperatorie, tra cui una visita ginecologica, durante la quale la specialista mi chiede da quanto tempo non facessi visite di controllo. Rispondo che non ne avevo più fatte in Inghilterra. Il giorno dopo mi operano. L’intervento, mi racconterà il mio amico medico, è stato lungo, elaborato, preciso. Alberto Patriti, coadiuvato da una eccezionale equipe di chirurghi, con un’età media di 35 anni, ha condotto un intervento eccezionale, rivolto alla eradicazione totale della neoplasia, del peso di oltre tre chili. Quello che ricordo al risveglio dall’anestesia è il rendermi conto che per la prima volta stavo respirando dopo mesi dal naso. Sono stata fortunata ad avere avuto quelle 5 persone che hanno combattuto la mia battaglia. Soprattutto ho avuto la fortuna di essere Italiana.”
Dopo un periodo di incertezza e confusione, la sua condizione è stata finalmente identificata come ascite addominale, una situazione estremamente seria che richiedeva un’azione immediata.