Una giovane studentessa minorenne è stata colpita da un eclatante episodio di bullismo e istigazione al suicidio in una scuola di Latina, in particolare in una terza: i fatti, che hanno avuto grande risonanza mediatica, in queste ore stanno sollevando di nuovo preoccupazioni e interrogativi, soprattutto per il trattamento riservato ai responsabili.

Oltre al 6 in condotta, infatti, non ci sono state particolari conseguenze per gli adolescenti coinvolti.

Le frasi

L’intera classe coinvolta avrebbe partecipato attivamente agli atti di bullismo, istigazione al suicidio e stalking, rivolgendo alla compagna parole particolarmente offensive e violente. Nello specifico, avrebbero costantemente utilizzato (il più delle volte in chat) frasi come “Sei come l’ebola” o “Se muori non se ne accorge nessuno“.

Ciò che desta ulteriori preoccupazioni è il modo in cui la situazione è stata gestita dalle autorità scolastiche: nonostante l’indagine per istigazione al suicidio, la classe è stata promossa (alcuni studenti addirittura a pieni voti) e l’unica sanzione ricevuta dai bulli è stata un semplice sei in condotta sulla pagella.

Le implicazioni di questa decisione hanno scatenato una forte reazione da parte dell’opinione pubblica: molti si chiedono infatti se sia stata applicata la giusta misura punitiva in un caso così serio.

La reazione dei genitori

Un ulteriore motivo di preoccupazione è l’apparente supporto dei genitori dei bulli nei confronti dei loro figli, senza una reale presa di coscienza riguardo al grave errore commesso.

Come riporta Il Messaggero, le famiglie dei bulli non hanno voluto neppure accettare la proposta di attivare un percorso di “giustizia riparativa” per far comprendere ai figli la gravità delle loro azioni.

Abbiamo incontrato alunni, famiglie e docenti per interventi con giochi di ruolo, confronti, discussioni sul rispetto reciproco, sulla legalità che hanno contribuito a migliorare decisamente il clima all’interno della classe” ha dichiarato il Garante regionale, sottolineando come agli incontri abbiano partecipato anche una psicologa e un avvocato specializzati nel contrasto alla violenza minorile.

I ragazzi hanno rielaborato il vissuto, le condotte, riflettuto sulle dinamiche relazionali che appaiono ora fluide, seppur con qualche criticità in capo ad alcuni ragazzi, in particolare circa il timore di ciò che può derivare dal procedimento giudiziario“.

Alla famiglia della giovane vittima, al contrario, non resta che sperare in un cambiamento positivo all’interno dell’istituto scolastico.

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