Si è conclusa nel peggiore dei modi la vicenda delle due ragazze di origine pachistana che avevano fatto il bagno nel Po, all’altezza di Carmagnola, con i vestiti addosso e avevano rischiato di annegare. L’episodio si è verificato la scorsa domenica: Nayyad e sua cugina Shumala, insieme al fratellino 13enne, erano state salvate da un coraggioso passante di 61 anni che aveva notato la scena e si era tuffato in acqua riuscendo a riportarle a riva. Il 13enne invece era riuscito a mettersi in salvo da solo.
Purtroppo però le condizioni di Nayyab erano appare subito gravi: la ragazza aveva ingerito troppa acqua e avrebbe avuto un arresto cardiaco da annegamento.
Priva di conoscenza, era stata perciò ricoverata al reparto di terapia intensiva dell’Ospedale delle Molinette: qui ha lottato tra la vita e la morte per tre giorni, ma purtroppo il suo cuore ha smesso di battere nella giornata di ieri.
Nayyab viveva a Poirino, in provincia di Torino.
Il padre: “Non ci sono motivazioni religiose”
Il caso aveva avuto grande risonanza mediatica anche per l’ipotesi che il tuffo con i vestiti fosse in qualche modo connesso a motivazioni religiose.
“È una tragedia” ha dichiarato il padre di Nayyab. “Ma l’unica cosa che conta sembra essere che mia figlia sia entrata in acqua vestita. La religione non c’entra nulla, i vestiti non c’entrano nulla”.
Nayyab Shehzadi, la cugina 20enne e il fratellino 13enne erano entrati nel fiume per rinfrescarsi. “Lei era musulmana ma questo non c’entra nulla” ha continuato il padre della giovane ragazza scomparsa. “Mica poteva fare il bagno nuda? Quello che conta adesso è che mia figlia è morta e io non riesco a capire il perché: è successo qualcosa e devo capire cosa.”