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17 anni in carcere per uno stupro mai commesso: il tribunale lo condanna a pagare vitto e alloggio

Rapimento: questa è la parola utilizzata da Andrew Malkinson per descrivere gli ultimi 17 anni della sua vita.

La storia di Andrew è un esempio lampante di come la giustizia possa talvolta commettere errori tragici: dopo 17 anni di ingiusta detenzione nella prigione di Frankland per uno stupro mai commesso, finalmente la verità è venuta a galla e ha riabilitato il nome dell’uomo. La sua lunga lotta legale ha portato alla luce prove del DNA che lo hanno scagionato in modo definitivo e hanno ricollegato il crimine a un altro individuo.

Ora Andrew chiede il legittimo rimborso di un danno incalcolabile: essere privato della propria libertà per 17 anni. Ma c’è una questione legale che ancora lo tormenta e gli impedisce di fargli assaporare del tutto la libertà ritrovata.

La legge

Nel Regno Unito la legge che regolamenta casi come questo prevede che coloro che sono stati in carcere da innocenti possano richiedere un risarcimento per i danni subiti: le cifre raggiunte, com’è facilmente immaginabile, sono notevoli.

Tuttavia, le autorità si riservano il diritto di detrarre il costo del vitto e dell’alloggio che la persona avrebbe dovuto pagare durante la sua detenzione, in quanto si presume che l’individuo abbia beneficiato di “risparmi sostanziali realizzati sul costo della vita mentre erano in custodia”.

Le parole di Andrew

Commentando la legge che sostanzialmente lo condannerebbe a pagare le spese della sua stessa, ingiusta prigionia, Andrew ha dichiarato: “Sono disgustato dall’idea di dover anche pagare per il mio rapimento: non può essere vero che innocenti debbano pagare per la loro tortura, sottolineando ancora l’incredibile errore giudiziario di cui è stato vittima.

I fatti

Lo stupro per cui era stato condannato era avvenuto a Salford, nei dintorni di Manchester, nel 2003.

Tuttavia, al momento del primo processo la corte non disponeva di prove del DNA che lo collegassero alla scena del crimine: la sua condanna, il suo intero processo, si era basato solo su testimonianze.

Un campione di DNA però era conservato nell’archivio forense e non è mai stato analizzato, fino allo scorso ottobre, quando la nuova, schiacciante prova ha incastrato il vero colpevole, che nel frattempo è stato arrestato.

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