L’ex designer non avrebbe accettato la decisione della moglie, che gli aveva comunicato l’intenzione di separarsi
Alessandro Maja è stato condannato all’ergastolo e a 18 mesi di isolamento diurno: a stabilirlo è stata la Corte d’Assise di Busto Arsizio.
L’ex designer era finito sotto processo per aver ucciso a martellate la moglie, Stefania Pivetta, 56 anni, la figlia 16enne Giulia e per aver gravemente ferito l’altro figlio Nicolò.
La strage era avvenuta la notte del 24 maggio 2022, a Samarate, in provincia di Varese.
I giudici non hanno accolto le richieste della difesa, che aveva chiesto le attenuanti generiche e il riconoscimento del vizio. Mentre l’accusa ha chiesto e ottenuto l’ergastolo.
Cosa successe quella notte a Samarate?
Alessandro Maja è stato condannato all’ergastolo per aver massacrato a colpi di martello la sua famiglia.
La strage, secondo gli inquirenti, è scaturita in seguito alla decisione della moglie dell’imputato, la quale aveva manifestato l’intenzione di separarsi dal marito. Una scelta che l’uomo non avrebbe accettato.
Dunque, quella maledetta notte, a Samarate, Maja si è scagliato prima contro la moglie Stefania Pivetta, che stava riposando sul divano. L’ha aggredita e uccisa a martellate, lasciandola esanime a terra.
Successivamente, si è recato in camera della figlia Giulia e ha ucciso anche lei senza pietà.
Infine, avrebbe voluto riservare lo stesso trattamento anche all’altro figlio, Nicolò, che nel frattempo si era svegliato e aveva attirato l’attenzione dei vicini.
Il ragazzo, vittima della furia di suo padre, è stato colpito ripetutamente a martellate in testa.
In seguito all’aggressione, il giovane era finito in coma: dopo una serie di interventi chirurgici, oggi è in sedia a rotelle.
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Il figlio di Alessandro Maja: “Non lo perdonerò mai”
L’unico sopravvissuto a quell’orribile strage è il figlio di Alessandro Maja, il 24enne Nicolò, presente in aula alla lettura della sentenza.
“È giusto così” – ha dichiarato il giovane. “Non lo perdonerò mai, ma vorrei incontrarlo per capire, per chiedere perché ha deciso di distruggere la nostra famiglia“.
