A rivelare i dettagli della misteriosa telefonata è stata l’avvocato Luisa Bordeaux, una dei legali della coppia ritenuta colpevole della strage di Erba
Uno dei legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, l’avvocato Luisa Bordeaux, il 29 dicembre del 2008 ricevette una telefonata prima a casa e poi nel suo ufficio, in cui un uomo, presentatosi come “Morabito” sosteneva che i coniugi appena condannati all’ergastolo per la strage di Erba, fossero innocenti.
Il movente della strage, secondo il misterioso uomo, con accento del sud, doveva essere ricercato in una partita di droga del valore di 400mila euro.
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“All’epoca non si sapeva nulla della criminalità organizzata a Erba”
A diffondere l’esistenza di questa telefonata è stata proprio l’avvocato Luisa Bordeaux, nel terzo episodio del podcast “Il grande abbaglio“, dei giornalisti Felice Manti e Edoardo Montolli, autori dell’omonimo libro inchiesta sulla strage di Erba del 2006.
“Non abbiamo mai rivelato prima l’esistenza di questa telefonata, perché nel 2008 nulla si sapeva della criminalità organizzata a Erba, scoperta dall’indagine Crimine-Infinito della Procura di Milano solo nel 2010, quando emerse l’esistenza di una locale di ‘ndrangheta dedita al traffico internazionale degli stupefacenti“.
Ha spiegato nel podcast l’avvocato Fabio Schembri, altro storico legale di Olindo e Rosa: questa telefonata, unita a tutti gli altri indizi raccolti negli ultimi 15 anni, induce gli avvocati a sostenere che i coniugi responsabili della strage di Erba siano davvero innocenti.
Quella notte di sangue rimasta nella mente di tutti gli italiani
La strage di Erba è senza dubbio il caso di cronaca nera più efferato, brutale del millennio Italia. Certamente, è anche il più controverso e discusso. Cosa successe quella notte ad Erba?
L’11 dicembre del 2006, Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi uccisero a colpi di coltello e spranga Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, colpito con un fendente alla gola e creduto morto dagli assalitori, riuscì a salvarsi grazie a una malformazione congenita alla carotide che gli evitò la morte per dissanguamento. Dopo il delitto, l’abitazione di Raffaella Castagna venne data alle fiamme.
Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, nonché testimone oculare del delitto, disse di aver riconosciuto Olindo: inoltre, la prova scientifica (una macchia di sangue sull’auto) e la (controversa) confessione portarono all’ergastolo dei coniugi, condannati in tutti e tre i gradi di giudizio.
Successivamente, tutte le indiscrezioni circolate negli ultimi 15 anni sull’eventualità di altre persone coinvolte nel massacro si sono rivelate infondate.