Brutale omicidio nel carcere di Velletri, provincia di Roma: un detenuto con problemi psichici ha ucciso il suo compagno di cella. Il numero di aggressioni ha superato il 180% in più dello stesso periodo dello scorso anno

Omicidio nel carcere di Velletri, in provincia di Roma, dove un detenuto con problemi psichiatrici ha ucciso il suo compagno di cella al culmine di una lite.
Il delitto si è consumato nella serata di lunedì 19 giugno: nonostante l’immediato intervento delle guardie penitenziarie, non è stato possibile evitare il peggio.
Le indagini sull’omicidio sono coordinate dalla locale Procura e condotte dalla compagnia carabinieri di Velletri con la polizia penitenziaria.
Inoltre, sul posto per i rilievi sono intervenuti i carabinieri del nucleo investigativo di Frascati.

Potrebbe interessarti: Ergastolano deceduto in carcere, malore dopo il calcetto: aveva ucciso il figlio neonato

Il detenuto aveva problemi psichiatrici: aveva aggredito un poliziotto

Al momento non sono note le ragioni del folle gesto, ma la vicenda è sintomo di una situazione “allarmante”, come denunciato da Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.
Il segretario ha affermato che l’omicida aveva problemi psichiatrici.
Inoltre, nel recente passato, il detenuto aveva aggredito anche un poliziotto penitenziario.
Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, è inoltre necessario ripensare completamente la questione penitenziaria:

Quanto accaduto nel carcere di Velletri deve necessariamente far riflettere per individuare soluzioni a breve ed evitare che la Polizia penitenziaria sia continuo bersaglio di situazioni di grave stress e grande disagio durante l’espletamento del proprio servizio. Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. Queste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli opg devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti.”

Ha aggiunto Capece, il quale ha sottolineato l’importanza degli opg, gli ospedali psichiatrici giudiziari.

Potrebbe interessarti: Taranto, litiga con i genitori ed evade dai domiciliari: “Meglio in carcere che con voi”

Allarme nella carceri: “Aggressioni aumentate del 180%”

Sul caso è intervenuto anche Aldo Di Giacomo, segretario generale S.P.P. – Sindacato Polizia Penitenziaria:

“L’omicidio nel carcere di Velletri del compagno di cella, ad opera di un detenuto con problemi psichiatrici, che certamente non doveva trovarsi in quella cella, segna il punto estremo dell’emergenza carcere che tocca vite umane. Nei giorni scorsi nell’SOS che abbiamo lanciato a politici, magistrati, esponenti della cultura, dell’informazione, della società civile abbiamo messo tra le priorità la riapertura di strutture apposite (ex Ospedali Psichiatrici Giudiziari) ove poter adeguatamente trattare e contenere persone che hanno commesso gravi crimini e che presentano problemi di natura psichiatrica, persone queste oggi abbandonate all’interno delle normali carceri con seri danni per la loro stessa salute e per tutti coloro che sono costretti a subirne la convivenza spesso insostenibile. Il numero di aggressioni agli agenti, in poche settimane, ha superato il 180% in più dello stesso periodo dello scorso anno, con conseguenze sempre più gravi per gli agenti; le rivolte sia nelle carceri che negli istituti per minori sono aumentate del 50%; le evasioni e i tentativi di evasioni hanno subito un incremento esponenziale; il ritrovamento di droga e di telefonini è pressoché quotidiano; in aumento inchieste e provvedimenti contro gli agenti in attuazione della norma sul reato di tortura: la situazione ha ampiamente superato il livello di sopportazione, con il rischio che ci possa essere una prima vittima anche fra il personale. Il nostro SOS ha maggiore urgenza di risposte in previsione della stagione estiva durante la quale, da sempre, si registrano maggiori tensioni, mentre buona parte del personale non sa ancora se e quando potrà andare in ferie.

Ha concluso Di Giacomo, il quale sostiene che voltarsi dall’altra parte significherebbe diventare complici dell’emergenza carcere che continua a provocare vittime.

Continua a leggere su Chronist.it