Aveva appena scoperto la notizia della scomparsa della figlia, quando il padre di Kata ha tentato il suicidio nel carcere di Sollicciano. Dopo aver bevuto del detersivo è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Torregalli di Firenze.
Il padre di Keta avrebbe tentato il suicidio prima ingerendo del detersivo e poi tentando di strangolarsi con un cavo
Un comportamento certamente anomalo che getta ancora più ombre sulla scomparsa della piccola Kata, bimba di 5 anni di cui da sabato scorso si sono perse le tracce. Il padre di Keta, attualmente detenuto presso il carcere di Sollicciano, ha tentato il suicidio bevendo del detersivo. Immediatamente soccorso è stato poi trasportato in ospedale dove è stato sottoposto a lavanda gastrica. Tuttavia, l’uomo, si sarebbe mostrato molto agitato e nella notte, nel letto d’ospedale, avrebbe tentato di nuovo il suicidio, cercando di strangolarsi con un cavo. Tornato in carcere nella giornata di oggi, 12 giugno, è stato attivato nei suoi confronti il piano di prevenzione contro i suicidi.
Per il generale Vitagliano l’uomo non sarebbe coinvolto nella sparizione della figlia: cresce l’ipotesi di un rapimento per estorsione
Al momento però continuano le ricerche della piccola d’origini peruviane. Nella giornata di ieri la madre ha ipotizzato un eventuale rapimento a scopo d’estorsione per via di un litigio avvenuto qualche tempo fa in merito agli alloggi occupati dalla donna. Intanto, in merito al padre di Kata che ha tentato il suicidio in carcere, si è espresso il generale Gabriele Vitagliano. In una conferenza nelle scorse ore, il generale ha dichiarato che in base a quanto emerso dalle indagini, il padre di Keta non è coinvolto nella vicenda. Nel corso della giornata di oggi invece, la madre della piccola ha rilasciato un nuovo messaggio. Dichiarando che se riporteranno sana e salva sua figlia a casa, non sporgerà denuncia verso gli eventuali sequestratori.