Nell’incidente del Lago Maggiore sono decedute tre spie, due italiani e un israeliano: si pensa fossero sulla barca per uno scambio di informazioni tra paesi
Ha i contorni di un film di spionaggio il caso del naufragio avvenuto sul Lago Maggiore e che ha visto la morte di tre spie. A bordo del battello, che si è ribaltato domenica 28 maggio, erano presenti 23 passeggeri tra cui Tiziana Barnobi e Claudio Alonzi. I due hanno perso la vita insieme al cinquantatreenne israeliano Shimoni Erez.
Ciò che accomuna, però, queste tre vittime è il fatto che erano tutte spie: i primi due appartenevano allo spionaggio italiano, mentre il terzo a quello israeliano, con un passato nel Mossad. Oltre a loro è rimasta uccisa Anna Bozhkova, di 50 anni e di origini russe. La donna era sposata con il padrone dell’imbarcazione Claudio Carminati che, secondo le fonti, avrebbe legami con l’intelligence italiana o straniera. Lo skipper di 60 anni è ora indagato per naufragio e omicidio colposo dato che la house-boat, chiamata “Good…uria” era predisposta per occupare un massimo di 15 persone. Ne erano presenti 23, come già affermato, ben nove in più a bordo.
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Gli inquirenti che hanno aperto il caso oltre a dover accertare, dunque, la causa di sovraffollamento dovranno capire perché il battello non fosse rientrato nonostante le pessime condizioni metereologiche.
A dare, però, a questa vicenda i contorni spionistici è il motivo della presenza dei tre agenti deceduti sull’imbarcazione.
Le indagini sul naufragio
Dalle indagini risulta che alcuni agenti israeliani avessero perso il volo di ritorno in Israele di qualche giorno prima. E che poi siano rimasti in Italia per attendere quello del lunedì.
Intorno alle 19 di domenica, le pessime condizioni atmosferiche hanno creato un nubifragio e la barca, lunga 16 metri, si è prima ribaltata e poi affondata. La “Good…uria” al momento dell’incidente si sarebbe dovuta trovare vicino la costa; invece, era a largo in convergenza del litorale di Sesto Calende.
Secondo gli inquirenti, inoltre, al momento della tragedia si stava facendo una festa a bordo. Si pensa dunque che gli agenti abbiano approfittato della permanenza in Italia di quelli stranieri per uno scambio di documenti e poi conclusosi in baldoria.
Ipotesi sulle spie
Alcuni hanno anche ipotizzato, vista la presunta vicinanza dello skipper a servizi segreti, a una vera e propria rimpatriata tra collaboratore. Un altro suggerimento a questa tesi è il fatto che l’agente israeliano risulterebbe in pensione da qualche anno.
Alcuni testimoni che hanno assistito all’incidente affermano di aver visto arrivare a nuoto il primo superstite, un ragazzo, che ha dato subito l’allarme.
Probabilmente non sapremo mai con precisione cosa sia avvenuto su quel battello. Visto che si tratta di spie e spionaggio internazionale la maggior parte dei retroscena dei fatti rimarranno indistinti, ma resterà però la triste certezza che si sia verificata una tragedia altamente evitabile.

