Abderrahim Senbel, 55 anni, dovrà scontare una condanna a vita per l’omicidio di sua moglie. La Corte d’Assise d’Appello ha confermato quanto stabilito dal primo grado di giudizio: ergastolo.
La ricostruzione degli avvenimenti:
I fatti per cui l’uomo è stato condannato risalgono alla notte del 20 settembre 2020, quando la moglie dell’uomo, Mina Safine, era stata soccorsa, in fin di vita, nella loro casa di Urago Mella, a Brescia, dagli operatori del 118, allertati dalla donna stessa tramite una telefonata in cui diceva: «Mi aiuti, mio marito mi ha bruciato. Sono in Via Tiboni 12, per favore mi aiuti. Chiamami l’ambulanza, ti prego. Io sono bruciata».
L’uomo era stato arrestato pochi giorni dopo con l’accusa di tentato omicidio che in seguito alla morte della donna, avvenuta dopo una settimana di agonia all’ospedale di Genova, è diventato omicidio volontario.
Il 55enne durante tutto il corso del processo ha sempre rigettato ogni accusa a suo carico, definendosi innocente e sostenendo che la moglie, a causa di un forte stato depressivo, si fosse suicidata al culmine di una lite tra i 2.
Per l’accusa, invece, Abderrahim Senbel avrebbe aggredito la moglie spruzzandole alcol addosso e poi dandole fuoco: il liquido infiammabile rinvenuto nell’appartamento dei coniugi e varie ustioni su braccia, fianchi e mani riportate dall’uomo, ne confermerebbero la tesi.
La storia del suicidio, infatti, non ha convinto i giudici e nonostante la difesa abbia chiesto la rivalutazione di alcuni elementi emersi durante le indagini, l’uomo di origine marocchina, è stato condannato all’ergastolo anche dalla Corte d’Assise di Appello, confermando, di fatto, quanto già espresso in primo grado.
