Ai Fatti Vostri di Salvo Sottile, parla Monica, la mamma che il figlio ventenne, Alessandro Leon asoli, tentò di avvelenare con le penne al salmone. Il conduttore del salotto Rai introduce la donna dopo gli applausi.
Salvo Sottile: Monica, sulla consapevolezza di suo figlio non c’erano dubbi. Ma lui aveva sempre negato tutto. Lei era presente in aula quando lui ha confessato?
“No, io ero con la mia psicoterapeuta. Attendevo con lei perché ovviamente è una cosa molto coinvolgente. Non sapevo se gli avrebbero dato di nuovo i 30 anni, l’ergastolo. Era una giornata particolare. Prima che arrivassi, anzi, la contattò l’avvocato dall’aula confermando che aveva confessato”.
D: Che effetto le ha fatto la confessione di suo figlio a distanza di due anni da quella vicenda?
“Appena ho ricevuto la notizia mi sono sentita male: è stato scioccante perché il primo istinto è stato quello di proteggerlo. Non so se è stato l’istinto da madre, ma ho pensato che stesse soffrendo. Sono stata male ma poi piano piano sono riuscita a riprendere un pochino la stabilita, con sedute, farmaci. Ho realizzato quello che è successo”.
D: Suo figlio l’aveva anche accusata di essere stata lei la responsabile dell’accaduto…Cosa sosteneva?
“Ci sono state diverse teorie portate in aula da loro: prima volevo uccidere mio marito per soldi, poi perché ero depressa e volevo farlo fuori e suicidarmi. Questa è stata la sua versione, del suo avvocato e del padre biologico”.
D: Sono trascorsi poco più di due anni da quella sera di aprile: era una sera come tante, con Alessandro che ha insistito per prepararle la cena. Le posso chiedere che clima c’era in casa e se capitasse spesso che fosse lui a cucinare?
“No, era capitato negli ultimi mesi. Era capitato un altro paio di volte ma a mio dire, un pensiero che mi è venuto in seguito, era una prova per vedere di riuscire a mettere questo veleno senza destare sospetti”.
D: L’atmosfera com’era a casa?
“Dei mesi di cui le parlavo prima era terribile: era diventato scontroso, si chiudeva in camera, rispondeva male, se non era in camera era fuori e stava poco con noi. Ambivalente, perché magari veniva a tavola ed era gentile. Quindi cercava di raccontarci cosa era successo in maniera gentile. Non era lui, perché fino ad allora era stato un ragazzo meraviglioso.
D: Suo marito si è sentito male immediatamente e suo figlio le ha impedito di chiamare i soccorsi. Subito dopo è iniziato un incubo.
“Sì, infatti è un aspetto che non ho mai preso in considerazione ma anche io sono stata vittima, purtroppo con un epilogo diverso rispetto a mio marito. In quel momento ha cercato di distrarmi in quel momento perché non mi accorgessi che mio marito stava male, inscenando un teatrino dicendo: ‘Mamma ti voglio bene’. Poi ci sono stati dei fatti: ho iniziato a sentirmi male, lui ha portato un bicchiere di veleno in bagno. Non credevo lo fosse, ha cercato di farmelo bere. Dopodiché sono corsa in sala per cercare di capire cosa è successo a mio marito e lui da lì ha cercato di fare di tutto per uccidermi”.
D: Cosa diceva a suo figlio per cercare di farlo ragionare?
“Chicco sono la mamma. Stai scherzando, stai giocando? Fino alla fine, con il sangue in viso quando ero massacrata dopo 40 minuti, io continuavo a guardare mio figlio che mi ha fatto il gesto di farmi andare via, poi di andare alla porta a tranquillizzare che non fosse successo niente. Io fino alla fine l’ho guardato negli occhi pensando nella mia mente che lui stesse giocando, che lui stesse scherzando. Anche durante le botte e la colluttazione, gli dicevo: ‘Sono la mamma, ma c’è qualcosa che non va? Dobbiamo parlare? Cosa c’è?’. Cercavo di parlare, di scuoterlo. Non mi sembrava vero”.
D: Ma perché lo ha fatto? Non si è data una spiegazione?
“Sì, certo che lo so. Lo so dal primo giorno, l’ho sempre detto ma mi hanno sempre dato contro tutti ma io ero in quella famiglia, sono la mamma e sapevo tutto. Lui era bravo, sano ed educato ma lui aveva l’ossessione dei soldi. Come tanti ragazzi ma lui l’aveva amplificata in quel periodo. Aveva l’ossessione dei soldi e del potere: l’ho sempre detto da subito, ci voleva uccidere per l’eredità. Che poi l’avrebbe presa, non l’avrebbe presa, insomma voglio dire non è che uno sa il codice civile.
D: Senta, ha mai incontrato suo figlio in carcere?
“No. Anche perché lui non mi ha mai chiesto perdono, né di andarlo a trovare né mi ha fatto arrivare una comunicazione dall’avvocato. Una lettera, qualsiasi cosa. In questo momento devo guarire me stessa perché sono come una marea. Dolori ed emozioni forti”.
D: Però il fatto che abbia preso consapevolezza è già un primo segnale, no?
“Sì, questo per me è molto importante per lui, e lo dico da mamma. Perché spero che non sia stato solo un escamotage per il secondo grado, per l’appello. Spero sia stata davvero una presa di coscienza. E poi per me, per il riscatto che io ho avuto anche della pubblica gogna come mi avevano messo questi due anni. Perché sì, le persone mi credevano, ma non tutti”.
