Secondo i pm, lo studente di 17 anni è suicidato per le dinamiche scolastiche. Sotto accusa il suo insegnante di matematica che lo aveva preso di mira: il ragazzo veniva preso in giro e umiliato, secondo le testimonianze di alcuni compagni di classe.
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Riaperto il caso dello studente di 17 anni suicida che frequentava l’istituto tecnico Jean Jacques Rousseau di Roma, il giovane si è tolto la vita l’11 luglio del 2019: sotto accusa il professore di matematica, l’insegnante lo prendeva in giro
Il giovane compì l’estremo gesto tre anni e mezzo fa. Secondo la procura di Roma, lo avrebbe fatto a causa anche di quanto accadeva in classe. Il professore di matematica è ora accusato di abuso di mezzi di correzione aggravato dalla morte e andrà a processo. La prima udienza si terrà a metà aprile 2023.
Lo studente suicida del Rousseau di Roma aveva un “carattere fragile” e soffriva di “disturbi specifici”. Da quanto riportato da “La Repubblica”, il ragazzo aveva un carattere fragile e soffriva di alcuni disturbi specifici. Prima di togliersi la vita, aveva raccontato ai compagni di classe di soffrire molto per la situazione. Tra gli sfoghi, aveva anche preannunciato l’intenzione del suicidio, ma nessuno dei suoi amichetti credeva che dicesse sul serio.
Riaperto il caso dello studente suicida di 17 anni all’istituto Jean Jacques Rousseau di Roma. Le indagini erano state chiuse e il caso archiviato. Ma grazie ai compagni di classe, che hanno fatto luce su nuovi retroscena della vicenda, il pubblico ministero, Stefano Pizza, ha potuto ascoltare la versione di tutti gli alunni per poi formulare l’accusa contro il docente. Chiesto il rinvio a giudizio per abuso di mezzi di correzione aggravato dalla morte, ora il prof andrà a processo e le stesse testimonianze saranno ripetute in aula di tribunale.
Studente suicida a 17 anni: le parole della preside dell’istituto. Un paio d’anni fa la preside dell’istituto di Roma, Rossella Di Giuseppe, aveva detto che il professore era inadatto ad insegnare lì. Tuttavia, allo stesso tempo aveva affermato di non essere in possesso dei “poteri” per rimuoverlo dal ruolo.
