Il corpo dissotterrato di Saman Abbas è “sostanzialmente integro” e “indossava gli stessi abiti al momento dell’interramento”. Lo dice il procuratore capo di Reggio Emilia, Gaetano Calogero Paci, ai microfoni di Rai e Telereggio. Il corpo riesumato della 18enne pachistana scomparsa il 30 aprile del 2021 “si è ben conservato considerata la profondità nella quale è stato interrato per oltre un anno e mezzo”.
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Saman Abbas, le ultime notizie, ritrovata, morte, biografia, genitori, immagini
Dopo il ritrovamento del corpo di una decina di giorni fa in un casolare diroccato a Novellara, occorrerà “verificare l’integrità degli organi interni”: attraverso le stesse “saranno svolte le indagini di tipo autoptico per capire esattamente l’identità del corpo stesso”. Il “contesto” in cui il corpo è stato ritrovato consente “di formulare una probabilità di identificazione”, specifica il procuratore. Tuttavia “la prova regina è quella del Dna e solo attraverso una comparazione positiva sarà possibile dire che si tratti del corpo di Saman”.
Uno degli zii di Saman Abbas, Danish Hasnain, ha indicato il casolare dove è stato dissotterrato il cadavere integro della giovane pachistana. L’uomo è uno dei cinque imputati per l’omicidio della ragazza. Ora il cadavere di Saman è al laboratorio di medicina legale dell’Università di Milano, sede in cui verranno svolti gli accertamenti.
Nata il 18 dicembre del 2002 presso Lahore, in Pakistan, Saman si era trasferita in Italia con la famiglia nel 2016. Nel 2020 conosce su TikTok il futuro fidanzato Saqid Ayub ma la famiglia la costringe a fidanzarsi con il cugino, residente in Pakistan. Da quanto racconta il fidanzato della giovane vittima, Saman era spesso costretta a restare in casa e non aveva alcuna libertà economica. Le era consentito l’utilizzo del telefono solo per un’ora al giorno. Quando il padre la chiudeva fuori di casa, la giovane era costretta a dormire sul marciapiede.
L’importante ruolo delle telecamere di sorveglianza: gli ultimi istanti in cui Saman Abbas era ancora viva
Talvolta la giovane veniva picchiata dal papà. Nel marzo del 2020 avrebbe tentato il suicidio ingerendo dei farmaci. Dopo il ricovero in ospedale avrebbe poi tentato di fuggire in Belgio. Nel novembre del 2020 aveva chiesto ai servizi sociali un aiuto per fermare le nozze programmate in Pakistan per il mese successivo. Dopo aver denunciato i genitori, Saman era stata trasferita in una comunità minorile in gran segreto dove rimase per 5 mesi fin quando non tornò a casa per recuperare i documenti in modo tale da potersi sposare con il fidanzato amato. Alla sua vista, i genitori le hanno rimproverato di essere fuggita di casa e le hanno negato i documenti. Motivazione per la quale la giovane ha sporto denuncia contro la famiglia il 22 aprile del 2021. Il 1°maggio dello stesso anno, Saman Abbas è stata vista pubblicamente per l’ultima volta.
Il 29 aprile lo zio e i cugini della vittima sono stati immortalati dalle telecamere di sorveglianza mentre uscivano da uno dei magazzini dell’azienda agricola. I tre si recavano verso i campi con attrezzi di lavoro tra cui badili, un secchio, un sacco di plastica e un piede di porco. Il giorno dopo la giovane rivela al fidanzato di aver udito una conversazione in cui i suoi genitori e lo zio materno avevano intenzioni di uccidere qualcuno. Nello stesso giorno Saman ha inviato una foto del suo volto con un livido procuratole dal cugino Irfan accusato di averla picchiata.
I 90 secondi fatali
Dopo la conversazione con il fidanzato, la giovane avrebbe litigato violentemente con i genitori. Il fratello minore della vittima ha raccontato che la famiglia le avrebbe dato i documenti e che Saman si era recata in bagno per vestirsi prima di ripartire. D quel momento la giovane viene ripresa dalle telecamere alle ore 00:10 del 1°maggio mentre si dirige con i genitori verso le serre. Durante i 90 secondi in cui mamma e figlia escono dall’inquadratura, secondo gli agenti la giovane sarebbe stata consegnata allo zio e ai due cugini che l’avrebbero uccisa per poi far sparire il cadavere.
