Ancora speranze per Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne scomparsa il 26 novembre del 2010. Il muratore di Mapello è stato inchiodato dalla traccia, “Ignoto 1”. La stessa che lo ha legato al profilo dell’assassino (“31G20”, così com’è stata classificata in sede di indagine). Secondo quanto riportato da Adnkronos e il Corriere della Sera, i legali di Massimo Bossetti si oppongono alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Venezia. Questa sarà discussa il 16 novembre, in merito all’eventuale depistaggio sul Dna, circostanza ipotizzata dal detenuto.

Massimo Bossetti ancora oggi nel 2022 si professa innocente: “I 54 campioni erano idonei per nuove analisi”

Vedi anche: Bimba abbandonata a casa dalla madre e morta di stenti: chi è Alessia Pifferi

“I 54 campioni erano idonei per nuove analisi – dice Massimo Bossetti – le tecniche di oggi avrebbero risolto le gravi anomalie”. Inoltre i campioni biologici “dovevano essere conservati al freddo, per evitarne lo scongelamento e il conseguente deterioramento”. Sotto la lente di ingrandimento, le dichiarazioni del pm Letizia Ruggeri dinanzi al procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito. Poi i passaggi chiave delle testimonianze rese da alcuni consulenti. Ma, soprattutto, secondo la difesa rappresentata dall’avvocato Claudio Salvagni, il pm potrebbe avere responsabilità in quel cambio di destinazione in cui i campioni erano conservati a 80 gradi sottozero e lo spostamento potrebbe aver deteriorato il Dna, vanificando ogni possibile tentativo di nuove analisi.

Sotto accusa dunque, per Massimo Bossetti ed i suoi legali, la conservazione dei reperti, inclusa la “prova regina”, il quale accesso è sempre stato negato dando luce ad una “violazione del diritto alla difesa”, come hanno denunciato da anni i legali dell’operaio di Mapello. Circostanza che lo ha portato dietro le sbarre senza la possibilità di ripetere gli accertamenti sul materiale genetico, svolti all’epoca senza contraddittorio.

La Procura di Venezia: “Non c’è alcuna prova di piano orchestrato per depistaggio”

Lo scorso aprile la Procura di Venezia ha chiesto l’archiviazione in merito all’ipotesi di frode processuale e depistaggio, denunciati da Massimo Bossetti. Non si tratta certo di una novità, Massimo Bossetti si professa innocente da sempre e non ha mai smesso di puntare il dito contro il pubblico ministero. Tuttavia è la stessa pm Letizia Ruggeri a restare perplessa dalle dichiarazioni di Bossetti (“dovevano essere conservati al freddo, per evitarne lo scongelamento e il conseguente deterioramento”).

Per la Procura di Venezia, che ha chiesto l’archiviazione della posizione della funzionaria responsabile dell’ufficio Corpi di reato e del presidente della prima sezione penale del Tribunale di Bergamo, accusati di frode in processo e depistaggio a seguito della denuncia di Bossetti, “non c’è alcuna prova di un piano orchestrato allo scopo di depistare eventuali nuove indagini difensive“. Nonostante ciò Massimo Bossetti e i suoi legali non perdono le speranze e insistono per procedere a rianalizzare i campioni del delitto della piccola Yara.

Continua a leggere su Chronist.it