I due giovani operai morti intossicati nel container del cantiere si erano trasferiti a Milano dopo essere arrivati dall’Egitto insieme ai familiari ed altri connazionali. Dal capoluogo lombardo sono passati a lavorare al cantiere che si affaccia sul Lago di Como, a Moltrasio. Lo stesso cantiere ormai era diventato l’habitat di Samir Mohamed Said e Salah Abdelaziz, rispettivamente di 29 e 25 anni. I due operai preferivano restare sul posto di lavoro e dormire in un container prefabbricato per risparmiare, andando a trovare la famiglia a Milano nei weekend. Questo era il loro obiettivo. Ieri mattina sono stati trovati entrambi morti, intossicati da monossido di carbonio per aver acceso un braciere artificiale.

“Non riesco a parlare – ha detto l’operario collega che li ha trovati morti – non so cosa dire. Morire così…”. L’uomo, 62 anni, connazionale delle due vittime ha avviato il cantiere di Moltrasio da agosto insieme alle due vittime. “Erano arrivati da poco e vivevano nel Milanese”. L’uomo ha spiegato che sebbene i primi giorni i due operai tornassero la sera a casa, “con me”, di recente avevano deciso di restare a dormire nel container dentro al cantiere per una questione di praticità e “per evitare gli spostamenti”.

Due giovani operai morti intossicati nel cantiere: i familiari delle vittime e i sindacati

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Tra i primi ad arrivare sul posto di lavoro dei due operai è stato il fratello di una delle vittime. Il ragazzo “ha ricevuto una telefonata e ha saputo che suo fratello aveva avuto un incidente”. Lo ha spiegato il suo datore di lavoro che non lo ha lasciato da solo neanche per un istante. “L’ho subito accompagnato per non lasciarlo solo”. I rappresentati di Cgil, Cisl e Uil di Como si sono palesati sul posto e hanno deciso di programmare un presidio per oggi davanti alla prefettura. “In un paese civile non può accadere che si dorma in una baracca di cantiere – dicono i vertici dei sindacati – È una situazione non rispettosa delle più elementari norme di igiene e sicurezza, nonché della dignità della persona. Morire in quelle condizioni è terribile e insensato”.

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