L’intervista di Marina Massironi al Corriere: non si dice pentita di aver abbandonato il trio, e “anche mio marito”

Non si dice “pentita” di aver lasciato Aldo, Giovanni e Giacomo: nell’intervista al Corriere della Sera, Marina Massironi ha ripercorso gli inizi della carriera, la conoscenza del trio ed ha parlato anche dell’abbandono dello stesso. Che fine ha fatto la simpatica Marina? Domanda infelice, visto che bisogna essere sulla luna per non rendersi conto dell’attività dell’attrice e comica, che si divide tra cinema e teatro. Fa anche doppiaggio. Certo che farlo da 16 anni non è proprio una passeggiata. Comincia ad essere faticoso: “Più vado avanti nell’età e più mi dispiace essere sempre in giro per le tournée”.

Insieme al marito Paolo Cananzi si è rifugiata “in un piccolo paesino che nessuno conosce, Poggio Torriana, in provincia di Rimini, che non è tanto facile da raggiungere con i mezzi pubblici: non esiste un treno diretto e devo organizzarmi soltanto con la macchina”. Insomma, davvero all’oscuro da tutto e tutti: “L’unica cosa che alleggerisce il senso di responsabilità, è non avere figli, di conseguenza faccio meno danni, mi sento meno colpevole per le mie assenze”. Della serie: lontana da casa, ma non da particolari affetti con il rischio di deluderli. Pensiero crudo, ma tant’è.

Marina ha ricordato gli esordi, quando si esibiva tra i banchi di scuola e alla fermata degli autobus:

“Erano gli anni delle radio libere e un tappezziere, che lavorava a San Vittore Olona, un paesino vicino a Legnano, la “metropoli” dove sono nata e dove vivevo, aveva aperto un’emittente privata. Andavo lì quasi tutti i giorni e davo sfogo alle mie bizzarre invenzioni di comici personaggi…”.

Simpatica, sorridente, allegra, espressiva, geniale, Marina è stata e sempre sarà apprezzata dai fan della commedia.

“Sì, ma la mia vera passione era il teatro drammatico, non comico. Infatti, in seguito, mi sono iscritta alla scuola direcitazione creata dalla compagnia degli Atecnici a Busto Arsizio, dove ho iniziato a recitare di tutto, dal teatro ragazzi a Pirandello”.

Si passa al ricordo degli esordi:

“Ero stata assunta da una ditta che produceva tomaie per le calzature dove, conoscendo un po’ di lingue straniere, dovevo gestire i clienti esteri. Di giorno lavoravo in ufficio, la sera frequentavo la scuola di recitazione. Un andirivieni durato solo un anno perché, quando mi è stato proposto il primo contratto da attrice, nonostante lo stipendiuccio irrisorio, mi sono subito licenziata dal posto fisso”.

E che ricordi che le sono rimasti in merito alla preoccupazione dei genitori, “si sono straniti”. Mamma Angela era una casalinga, papà Terenzio “faceva l’operaio”.

“Sono nata in una famiglia allegra: a casa mia mancavano spesso i soldi per fare la spesa, mangiavamo carne o prosciutto una volta a settimana, ma la risata non mancava mai. L’importante è saper guardare oltre il problema, perché la rinascita è accessibile a tutti”.

Gli inizi con Aldo, Giovanni e Giacomo (“mi credevano trigama”) e poi l’addio al trio

Prima di unirsi artisticamente al trio, conobbe Giacomo Poretti: “Con lui abbiamo fatto tanti provini per vari spettacoli, ma non venivamo mai scritturati”. Il primo incontro avvenne nella scuola di Busto Arsizio. Non mollarono:

“Assolutamente no! Ci siamo inventati di tutto, abbiamo creato il duo Hansel&Strudel, esibendoci nei cabaret, nei piano bar, nelle pizzerie, nelle discoteche… Facevamo spettacoli per bambini negli asili e, dopo la messinscena, venivamo invitati a pranzo insieme ai piccoli scolari: ci sedevamo su sedie piccolissime, davanti a tavolini bassissimi, davvero divertente. E non solo: ci esibivamo persino nei supermercati”.

Quindi nacque il trio, lei non fu inserita subito ma solo in un secondo momento. Oggi tutto quello che si era creato esiste solo nei nostri ricordi, ma che ricordi. Felici. Non è pentita di aver salutato i compagni artistici di una vita? No, “anche perché è stata una separazione consensuale, così come lo era stata quella dal marito Giacomo, con il quale siamo sempre rimasti in ottimi rapporti”.

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