Site icon Chronist

De Sica cambia, ecco il lato malinconico: “I cinepanettoni mi hanno dato tanto, ma ora sono libero. Con quei film oggi mi arresterebbero”

L’attore sviscera il suo modo di recitare malinconico, che ha sempre desiderato proporre in alternativa ai cinepanettoni: l’intervista di Christian De Sica

“Per me, abituato ai ruoli comici da mascalzone, interpretare un personaggio drammatico è sempre una festa”: un controsenso, ma Christian De Sica ama recitare interpretando il lato malinconico del suo repertorio. Sarà perché non lo ha mai fatto come avrebbe voluto, o semplicemente perché è uno di quegli artisti che ritiene che certi attori si possano misurare solo davanti a film drammatici. Senza sdegnare il passato, visto che è ancora presente con le prossime uscite “Un altro Ferragosto” e “Ricchi a tutti i costi” (Netflix), l’ultimo progetto è quello di Caterina Carone, “I limoni d’inverno”, e De Sica è un uomo malinconico gentile e colto, che sta subendo i primi sintomi dell’Alzheimer, ma è rinvigorito dalla conoscenza di Teresa Saponangelo. Non aspettatevi la classica storia d’amore, De Sica ha ben altro da offrire. Tuttavia, la persona (e non l’attore) un bacino lo avrebbe dato volentieri a Teresa: “Ma la regista me lo ha impedito. Peccato”. Burlone.

“Il politically correct è una stron*ata”

Nell’intervista rilasciata, il nonno 72enne Christian ci presenta il suo personaggio, Pietro: in lui “un po’ mi riconosco: ho le sue stesse timidezze e fragilità. Sono stato felice di prendere parte a un film che parla di sentimenti positivi, del rispetto tra uomini e donne: c’è un bisogno disperato di storie così in questi tempi dominati da violenza, stupri e ‘suburre’. Spero che I limoni d’inverno rappresenti un esempio per i registi italiani”. Ma per scoprire l’inedita versione (ma poi neanche così nuova, nel suo caso), vi rimandiamo al cinema dal prossimo 30 novembre.

Tornando al grande schermo e facendo sempre un discorso ampio e generalizzante, l’attore auspica un rinnovo del genere commedia, “più elegante e ottimista”. Tuttavia, asserisce che i registi “oggi ignorano la dignità della gente più umile, quella che mio padre Vittorio sapeva raccontare con tanta maestria”. Si passa al politically correct, argomento sin troppo affine alla sua professione e a quello che ha rappresentato sinora: “È una stron*ata. La comicità nasce dalla cattiveria e se oggi girassi i miei film di ieri verrei arrestato. Ormai una parola sbagliata può scatenare l’inferno, si vogliono abolire i 7 nani dalla storia di Biancaneve ma poi, nonostante il politically correct, la violenza sulle donne non si arresta, anzi aumenta”.

“Cinepanettoni? Ora sono libero”

Facendo un altro piccolo inciso sul suo personaggio, il malinconico e solitario Pietro, De Sica ringrazia la moglie Silvia, con la quale convive da 50 anni, che gli ha permesso di non essere solo e di non soffrire la solitudine come il protagonista del film. “Ho la fortuna di vivere da 50 anni con mia moglie Silvia – la sorella di Carlo Verdone (ndr) -, le devo tutto, senza di lei mi sentirei perso”. Parli del diavolo, spuntano le corna, ironicamente. Lo vedremo nella terza stagione di Vita da Carlo? “Me lo aveva proposto il produttore Aurelio De Laurentiis, visto che nella seconda stagione la nostra coppia ha funzionato alla grande. Ma se ci vuole insieme dovrebbe farci girare un film intitolato I due cognati”.

Dicevamo, 72 anni. Non sono così pochi per un personaggio e un attore che ha la capacità di trasmettere sempre freschezza, quasi gioventù. Per tutti, nell’iconografia dei cinespettatori, resta il burlone screanzato dei cinepanettoni, ruolo magistralmente interpretato con Boldi. Sui social è già pieno di video nostalgici di quel che è stato e che ormai è impossibile replicare. Tanto criticati, ma ci mancheranno. “Invecchiare non piace a nessun attore – conclude Christian -, ma io non ho mai lavorato tanto, nemmeno a 40 anni quando avevo un contratto di esclusiva per fare i cinepanettoni: quel cinema mi ha dato tutto, soldi e successo, ma ora sono libero. E posso contare su un pubblico di giovanissimi, i miei coetanei se li sognano”.

Continua a leggere su Chronist.it

Exit mobile version