Non ha mai trovato pace la vicenda legata al patrimonio di Alberto Sordi, il mitico attore romano morto il 24 febbraio del 2003. Quando è arrivato il momento di dividere l’eredità dell’artista, è partita una guerra senza fine, tra familiari e non. L’attore, come si sa, non aveva figli, né moglie, aveva così deciso di lasciare l’intero patrimonio alla nota Aurelia, sua sorella. Quella che Verdone cita spesso nei suoi aneddoti. Si parla di 40 milioni di euro che oggi non trovano ancora destinatario ufficiale per via di uno sgradevole contenzioso tra familiari. O forse sì: ma è stata davvero scritta la parola fine? Scopriamolo.

La storia del patrimonio di Sordi e il contenzioso con la sorella Aurelia

L’inizio dei fatti avvenne quando l’autista di Sordi, Arturo Artadi, fece firmare una delega per l’amministrazione di tutti i contocorrenti di Aurelia, la sorella di Sordi. L’uomo è stato rinviato a giudizio per truffa quando una banca segnalò movimenti sospetti sui conti correnti appartenenti alla defunta Aurelia. Vi sarebbero poi 37 parenti alla lontana dell’attore che reclamerebbero diritti sull’eredità e hanno impugnato il testamento della sorella Aurelia. L’ereditiera, però, ha scelto di lasciare tutto alla Fondazione Museo Alberto Sordi, cedendo i diritti a titolo gratuito a Campus Biomedico. Aurelia ha ereditato anche la lussuosa villa dal valore di 15 milioni di euro, ai quali si aggiunge un milione ulteriore per i beni prestigiosi presenti al suo interno. La stima è stata effettuata dal broker e amico di Sordi, Giambattista Faralli.

Tornando alla bagarre legale, il pubblico ministero Eugenio Albamonte ha portato in aula di tribunale l’autista Arturo Artadi, la legale Francesca Piccolella e il notaio Gabriele Sciumbata, accusati di circonvenzione d’incapace nei confronti della presunta vittima, Aurelia Sordi. Secondo l’accusa, l’avrebbero convinta a donare soldi per un totale di 2,3 milioni di euro divisi in otto transazioni. Destinatari? Sei collaboratori domestici. L’avrebbero anche costretta a firmare una procura generale ad Artadi, come specificato, mettendolo in condizione di mettere mano al patrimonio dell’attore romano.

Quando nella sentenza di primo grado il pm Albamonte chiese una condanna a 4 anni per la legale e il notaio e una a 3 anni e 5 mesi per l’autista, la giudice Maria Elena Mastrojanni chiuse il processo. Il tribunale aveva ritenuto infatti la non procedibilità nei confronti degli imputati: “Il fatto non sussiste”. I beni del compianto Sordi appartengono alla Fondazione Museo Alberto Sordi, tra i cui consiglieri spicca l’amico Carlo Verdone. Finisce davvero così? E quel ricorso dei 37 nipoti e pronipoti presunti dell’attore? Che fine ha fatto il loro ricorso per l’esclusione dal testamento?

L’avvocato che assiste la Fondazione, dice: “Sfidiamo chiunque a sostenere che il testamento non fosse valido. La sentenza ne attesta la piena validità del testamento in favore della fondazione Museo Alberto Sordi”. Il valore del patrimonio è stato valutato superiore a 50 milioni di euro. Aurelia non aveva eredi diretti: il contenzioso tra i 37 parenti esclusi dall’eredità e la Fondazione “è ancora da giocare in una partita al tribunale civile”, sosteneva Andrea Maria Azzaro, difensore dei parenti di Sordi. “Accettiamo e rispettiamo la sentenza”, aveva detto nel 2019. Poi: “Un conto però sono le donazioni ai domestici, un conto è l’impugnativa del testamento”. Finirà mai questa storia?

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