“Mamma me la sono goduta più a lungo. Quando si ammalò, cercai per lei il miglior chirurgo. Dopo l’intervento il luminare volle incontrarmi, mi portò in uno sgabuzzino, chiuse a chiave. Pensai dovesse darmi notizie gravi”. Ed invece: “Si inginocchiò, mi baciò la mano, e disse: ‘Ho sempre sognato di baciare la mano che ha toccato il c**o a Nadia Cassini'”. Non c’è da stupirsi se nella stessa intervista può scendere una lacrimuccia o può scappare una di quelle risate incontrollabili per minuti, perché anche solo per il modo in cui le racconta, il nostro Lino meriterebbe una statua. Spontaneo, sincero, socievole, di cuore, onesto. Lino rappresenta l’ultimo baluardo di una generazione che ci piace e che conosciamo, nella quale noi “boomer” ci identifichiamo ancora oggi. Ma guai a non lasciar spazio al nuovo che avanza. Per ora, però, Lino c’è ancora e scusate se ce lo vogliamo godere per bene.

Intervistato da Aldo Cazzullo, prestigiosa penna del Corriere, l’attore pugliese dà il meglio di sé e spiega perché ama sia far sorridere che far piangere, stesse emozioni che trasmette a Papa Francesco quando lo chiama. “Voglio diventare il giullare del Papa. ‘Quando lei è incavolEto, mi chiama, e io la faccio sorridere’. Ogni tanto mi chiama. E io gli racconto gli episodi più divertenti della mia vita, e pure quelli tristi: il mio sogno è sempre stato far ridere e piangere insieme. Come prova d’amicizia gli ho chiesto questa foto. Lui ha messo via il bastone, e si è appoggiato a me”.

La gioventù

Entrò in seminario, gli zii lo credevano un futuro Papa: “Mi cacciarono per indisciplina. Organizzavamo scherzi feroci, spiavamo le suore… Mi mettevano in ginocchio sui ceci, invano. Nelle recite sacre mi facevano fare Giuda, ma riuscivo comunque a far ridere. Fu chiamato il vescovo, monsignor Di Donna, un sant’uomo che era stato missionario in Madagascar, adesso lo fanno beato. Temevo un anatema terribile. Invece mi sorrise: ‘Figliuolo, la tua vocazione non è il sacerdozio, è divertire la gente'”.

La moglie Lucia Lagrasta

Quest’anno l’attore ha pianto la scomparsa di un suo punto di riferimento di vita: la moglie Lucia, deceduta a fine febbraio. Lei desiderava morire prima di Lino, “altrimenti come farei senza di te?”. Il suo desiderio è stato esaudito. L’attore sente la sua mancanza, è una sensazione ricorrente e indelebile, nonostante cerchi di farsi forza con la sua solita spumeggiante ironia. Inevitabile parlare della compianta moglie. La domanda: “Come immagina l’aldilà?”. La risposta: “Spero abbia ragione Dino Verde, l’umorista, che diceva: il Padreterno parla napoletano, lingua universale. San Pietro parla romanaccio. La Madonna invece è veneta: “Comandi…”. Poi c’è uno che racconta barzellette e fa ridere tutti, e quando Dio gli chiede “chi sei?”, risponde: “Sono Antonio, ma voi chiamatemi Totò”. Bellissima. Ma dico davvero: come immagina l’aldilà? Un posto tranquillo e accogliente, perché così Lucia me lo sta preparando”. Aldo glielo dice: “Mi fa piangere e ridere allo stesso tempo”. E allora l’obiettivo è stato raggiunto.

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