Nel 1986 Clarissa Burt si trasferì a Roma e una delle prime persone che conobbe fu proprio Nuti: una sera la coppia fu invitata ad una festa e c’era anche Massimo Troisi e da lì cominciò tutto

Quando Massimo Troisi durante le feste si piazzava in un angolo, una cosa era sicura: “Voleva rimorchiare”, e lo sapeva bene anche Francesco Nuti che raccontò l’aneddoto della serata in cui cominciò a “perdere” la sua Clarissa Burt e in cui nacque la “rivalità d’amore” col collega partenopeo. Francesco e la bella americana si innamorarono dopo l’incontro del 1986, a Roma: lui fu una delle prime conoscenze dell’attrice nella Capitale. I due andarono a vivere insieme ai Parioli e la relazione cominciò a diventare seria.

Francesco Nuti e la nascita della rivalità con Troisi

Tuttavia, una sera vennero invitati ad una festa capitolina in stile “grande bellezza”. Nuti scriveva nel libro “Sono un bravo ragazzo. Andata caduta e ritorno”, edito da Rizzoli: “Sapete quelle feste dove non si fa niente: ci si guarda, si chiacchiera, si beve, a volte si rimorchia”. Al tempo “furoreggiava il Craxismo… io ero comunista (mah, comunista si fa per dire)”. Al di là dei temi trattati, ricordava come “quella sera passò il tempo e tutto finì nel solito triangolo delle bevute romane. Ma successe qualcosa”.

Comprese che Massimo era a caccia proprio dal suo posizionamento “angolare” mentre la serata si svolgeva mettendo al centro qualcuno e parlando in gruppo con gli interessati. “Quella sera ero io al centro con Clarissa”. Tornarono in auto e, “non so perché e non so come”, ma in quella macchina erano in tre: c’era anche Troisi con loro. Come andò a finire? “So di certo che dopo un mese Clarissa fece baracca e burattini e lasciò il mio attico ai Parioli. Mi lasciò e si fidanzò con Massimo Troisi, andando ad abitare nella sua villetta a cento metri da casa mia. Qui cominciò tutto: dolore, rabbia, orgoglio, gelosia e soprattutto invidia”.

Gli appostamenti

Sì, avete letto bene: nel libro da lui scritto, Nuti confessò di aver seguito la ex, di averla pedinata per un periodo. Una sera scoprì che “lei abitava un po’ in casa propria e un po’ a casa di Massimo”. Senza remore, raccontò la sua “follia d’amore”: “Con la macchina mi piazzai in una posizione strategica”. Il problema fu che, accompagnato da vodka e sigarette, non riuscì a restare sveglio e si addormentò. Al risveglio dovette firmare decine di autografi ai ragazzini che andavano a scuola, i quali, al passaggio, lo avevano riconosciuto.

L’invidia per il collega

Già, ne parlò apertamente nel libro. Quando uscì il film in cui insistette molto per dare un ruolo alla sua ex amata due anni prima per “Caruso Pascoski (di padre polacco)”, distribuito nelle sale nel 1988, ammise di non esserselo “goduto”. Il suo cuore gli trasmetteva emozioni contrastanti: “Dolore, rabbia, rancore orgoglio … era invidia”. Provata per il collega, “per la sua sincera arte di comico di razza”. Anche lui fece baracca e burattini per svignarsela, a Los Angeles nel suo caso. Nel frattempo gufava i risultati ai botteghini di Troisi e fu felice dello scarso successo di “Che ora è”.

Come finì tra Troisi e Clarissa Burt

Male, ovviamente. Perché Troisi era fatto così: non c’era spazio per una sola donna nel suo cuore. Le amava tutte, contemporaneamente. La sua infedeltà fu il motivo della rottura con l’attrice americana: “Quando si sta insieme si sta in due e non in duecento”, disse lei motivando la fine della relazione.

Come finì tra Troisi e Nuti

Non benissimo neanche in questo caso. Francesco e Massimo si incontrarono durante una di quelle partite tra attori e cantanti. “Ci salutammo a malapena, e andò avanti così per molti anni”. Nel 1991, a Natale, partì la sfida a distanza dei loro film: “Pensavo fosse amore e invece era un calesse”, di Massimo; “Donne con le gonne”, del toscano. Vinse Nuti: “Feci quasi 25 miliardi, Massimo 15”. Nel 1994 Massimo Troisi morì, non facendo in tempo a chiarire con il collega. “Ero molto indeciso se andare. Poi, con un amico, vado… lì c’è tutto il cinema italiano. Lì c’è tutta la stampa. Lì ci sono tutte le televisioni. Lì mi sembra ci sia tutto il mondo. Arrivo trafelato. Secondo me non mi vede nessuno. Arrivo al letto dove riposa Massimo. Mi piego. Gli do un bacio sulla fronte. Gli sussurro: t’ho invidiato tanto”.

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