Spesso si parla di romanità e di quella meravigliosa cultura che secondo molti l’attuale Roma ha perso, anche in ragione di una evoluzione sociale che ha riguardato l’Italia intera negli ultime decenni: Trastevere è un film surclassato di polemiche e censure, ma resta una pietra miliare tra le pellicole che ricordano la Capitale di un tempo. Molti grandi interpreti del cinema come Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Sergio Leone e lo stesso Mario Brega, nelle varie interviste rilasciate negli anni facevano riferimento a quella Roma probabilmente più povera ma decisamente più attraente e ricca di spunti quotidiani. Per le nuove generazioni di romani e per tutti gli italiani, è difficile capire cosa significasse un tempo vivere a Roma e in qualsiasi altro centro storico di una città.

Fortunatamente alcuni personaggi ci hanno regalato delle pellicole che sono vere memorie storiche ritenute un lascito culturale e artistico come nel caso di Trastevere. Una pellicola di genere commedia realizzata dalla PEA nel 1972 per la regia di Fausto Tozzi che si occupò anche di soggetto e sceneggiatura, con le musiche degli Oliver Onions e tantissimi eccezionali attori come Nino Manfredi, Rosanna Schiaffino, Vittorio Caprioli, Ottavia Piccolo, Vittorio De Sica, Leopoldo Trieste, Mickey Fox, Milena Vukotic, Enzo Cannavale, Franca Scagnetti e tanti altri ancora. 

La magia del film Trastevere


Probabilmente sono pochi gli appassionati di cinema che non hanno avuto modo di vedere il film Trastevere e per loro è consigliatissimo non solo per le straordinarie interpretazioni dei vari personaggi ma anche per godere di un racconto suggestivo della Roma di un tempo naturalmente con un pizzico di esagerazione per creare divertimento nello spettatore. La pellicola si apre con uno scorcio di Trastevere, con sottofondo musicale malinconico e riflessivo, alle prime luci del mattino dopo una notte che si scoprirà essere stata caratterizzata da qualche furto di furto, una rissa e altri crimini. Nel locale commissariato, un baritono di nome Enrico Formichi (Vittorio De Sica), tenta in tutti i modi di denunciare la scomparsa della sua amata cagnetta di razza bulldog francese.

L’uomo rimarca quanto sia importante per lui ritrovare la sua compagna di giochi anche perché si ritrova a vivere da solo, ma l’ufficiale di polizia gli elenca tutto quello che è accaduto a Trastevere e pronuncia una frase che oggi sarebbe impossibile da proferire senza attirarsi addosso improperi di sorta: “in fondo un cane, un cane è!”. Da qui partono una serie di episodi che accadono in vari punti di Trastevere il che consente anche di apprezzare come era un tempo questa zona di Roma. Meglio prima oppure oggi? Difficile da dire anche perché sono cambiate le abitudini e i termini di paragone. Certamente oggi c’è più benessere ma meno rispetto per le persone e umanità.

Le controversie e la censura di Trastevere


All’epoca della sua uscita questa pellicola ha innescato una serie di polemiche e soprattutto di censure. Furono eliminate delle sequenze che erano considerate eccessive come quella in cui due giovani seduti nella fontana di Piazza Santa Maria in Trastevere, mentre passa Caterina Peretti detta Rama (Rosanna Schiaffino) si lasciano andare a commenti eccessivamente spinti. Censurata anche la scena in cui il giovane Kerry (Ronald Kerry Pennington) si trova nella casa del Conte (Gigi Ballista) ed è completamente nudo poco prima di fare l’amore con lui.

C’è stato addirittura un cittadino di Grosseto che, dopo aver visto la proiezione del film in un cinema della tua città, decise di sporgere denuncia perché ad un certo punto si sente una frase che ai suoi occhi era passibile di vilipendio alla religione. In pratica la sora Filomena (Ada Passeri) dice “po’ esse’ pure che alla Madonna oggi je rode er culo e nun ce vo vede’”.

Alla fine però il giudice istruttore decise di non dar luogo a procedere perché quella frase era vista come una sorta di modo di dire per indicare il fatto che la Madonna potesse essere risentita da quello che era accaduto. Anche queste controversie dimostrano come gli anni ’70 fossero ben differenti da questo nostro periodo storico.

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